Toti, tutti gli indagati e i capi d'accusa dell’inchiesta che ha scosso la Liguria
Il procedimento - che ha visto la procura distrettuale chiedere e ottenere gli arresti domiciliari per il governatore Giovanni Toti, il suo capo di gabinetto Matteo Cozzani, l'imprenditore della Logistica Aldo Spinelli, l'ex presidente dell'autorità portuale e ad (sospeso) di Iren Paolo Signorini - è nato a La Spezia e poi si è spostato a Genova. Ecco cosa c’è da sapere
- Nelle scorse ore, dalle carte dell’inchiesta che ha scosso la politica ligure e non solo, è emersa una nuova accusa nei confronti del governatore Giovanni Toti: oltre a quelle di corruzione semplice continuata e corruzione aggravata dall'aver agevolato la mafia, c'è l'accusa di falso. Facciamo il punto sugli indagati e i capi d'accusa
- L'inchiesta - che ha visto la procura distrettuale chiedere e ottenere gli arresti domiciliari per il presidente Toti, il suo capo di gabinetto Matteo Cozzani (foto), l'imprenditore della Logistica Aldo Spinelli, l'ex presidente dell'autorità portuale e ad (sospeso) di Iren Paolo Signorini, ora in carcere - è nata a La Spezia. Antonio Patrono, procuratore capo, stava indagando sul sistema di potere messo in piedi da Cozzani, allora sindaco di Portovenere e capo di gabinetto di Toti: ha capito subito che quelle carte contenevano l'innesco di un terremoto
- All'epoca dei fatti (Regionali liguri del settembre 2020), Cozzani era coordinatore della lista "Cambiamo con Toti Presidente" e sindaco di Portovenere. S’indagava sui rapporti con alcuni imprenditori che cercavano di “sbarcare” sull'isola Palmaria. Lì spunta il rapporto di Cozzani coi fratelli Arturo e Italo Testa, ex esponenti di FI in Lombardia considerati vicini al coordinatore regionale Alessandro Sorte, e con Venanzio Maurici, sindacalista Cgil in pensione, secondo gli inquirenti referente del clan di Riesi (Caltanissetta) affiliato a Cosa nostra
- Il procuratore di La Spezia Patrono stralcia gli atti in questione e spedisce tutto alla Dda di Genova, mantenendo l'inchiesta sul “sistema Cozzani” nello spezzino con 11 indagati: Matteo Cozzani, accusato di corruzione e turbata libertà degli incanti, e suo fratello imprenditore Filippo; gli imprenditori Raffaele e Mirco Paletti; Saverio Cecchi (foto) e Alessandro Campagna, rispettivamente presidente (ora autosospeso) e direttore commerciale del Salone nautico di Genova; Ivan Pitto, Giovanni Olcese, Francesco Fiorino, Massimo Gianello, Filippo Beggi
- I filoni d'inchiesta riguardano una serie di affari come installazione di pannelli a led, acquisizione di ristoranti, realizzazione di stabilimenti balneari sull'isola di Palmaria fino all'aumento esponenziale dei contributi regionali al Salone nautico in cambio di una fornitura di acqua in tetrapak per il fratello Filippo Cozzani
- L'inchiesta genovese ha tutt'altro spessore. Il perno è ancora lui, Matteo Cozzani, che a Genova è indagato per corruzione aggravata dall'aver favorito Cosa nostra. Poi c’è Giovanni Toti, indagato di corruzione semplice continuata (ai domiciliari), corruzione aggravata dall'aver agevolato la mafia e falso. Quest’ultima ipotesi di reato è legata alla gestione delle discariche in provincia di Savona: nel 2021 la procura aveva indagato l'imprenditore dello smaltimento rifiuti Pietro Colucci per finanziamento illecito al partito di Toti
- Nelle carte di Genova, poi, ci sono anche Aldo Spinelli (nella foto, con Toti), indagato per corruzione, e suo fratello Roberto (corruzione); Paolo Emilio Signorini (corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio), Luigi Amico (corruzione), Francesco Moncada (corruzione), Mauro Vianello (corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio e corruzione)
- E ancora: Stefano Anzalone, Giovanni Cianci, Maurizio e Arturo Testa (voto di scambio aggravato dall'avere agevolato la mafia), Venanzio Maurici (voto di scambio aggravato dall'avere agevolato la mafia), Paolo Piacenza (omessa denuncia), Antonella Traverso (omessa denuncia), Ivana Catarinolo, Giovanni Di Carlo, Francesco Cornicelli, Biagio Zambitto, Giuseppe Soldano, Alessandro Cartosio, Francesco Ania, Carmelo Griffo, Giovanni Ferroni, Elisabetta Pinna (voto di scambio)
- Due gli "argomenti" dell'inchiesta genovese. Da un lato i voti, cercati nella comunità riesina e tra gli ambienti legati a Cosa Nostra e alla 'ndrangheta in cambio di posti di lavoro e favori per ottenere case popolari
- Dall'altro i finanziamenti illeciti ottenuti da imprenditori per assicurarsi lo snellimento o la risoluzione di pratiche: dalla trasformazione da libera a privata della spiaggia di Punta Dell'Olmo per agevolare l'iter di una pratica edilizia per Aldo e Roberto Spinelli, alla pratica di rinnovo per 30 anni della concessione del Terminal Rinfuse alla Terminal Rinfuse Genova controllata al 55% da Spinelli, dall'assegnazione a Spinelli degli spazi portuali ex Carbonile Itar e Carbonile Levante, all'agevolazione nel “tombamento" della calata Concenter