Cosa potrebbe rivelare (se volesse) il boss dei Casalesi Sandokan

Cronaca
Gaia Bozza

Gaia Bozza

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Oltre a svelare omicidi rimasti mistero, il boss dei Casalesi Francesco Schiavone - detto Sandokan - che ha iniziato a collaborare con la giustizia, potrebbe gettare nuova luce su quella pagina drammatica e opaca del nostro Paese rappresentata dalla Terra dei Fuochi, ma potrebbe anche far tremare i colletti bianchi: è noto lo stretto rapporto dei Casalesi con un'ampia zona grigia dell'imprenditoria e della politica.  

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Dopo 26 anni di carcere duro decide di collaborare con la giustizia Francesco Schiavone, alias Sandokan per la sua somiglianza con Kabir Bedi, attore della serie tv sul personaggio nato dalla penna di Emilio Salgari. Schiavone è stato a capo del clan dei Casalesi a partire dai primi anni Ottanta, prendendo il posto di Antonio Bardellino, fondatore del clan scomparso in circostanze misteriose nel 1988. E’ stato protagonista di un importante pezzo della storia criminale italiana per mezzo secolo, colui che ha orientato la vocazione “imprenditoriale” del clan, storica commistione di interessi tra camorra, politica e imprenditoria.  Fu arrestato nel 1998 nel suo bunker a Casal di Principe.

La collaborazione del boss dei Casalesi

Oggi ha 70 anni, è ammalato di tumore,  da qualche tempo era detenuto nel reparto di massima sicurezza de L’Aquila, lo stesso dove è stato Matteo Messina Denaro. Qualche settimana fa, dopo un lungo lavoro di mediazione della Dna e della Dda, ha mandato una richiesta di incontro ai magistrati della Direzione Nazionale Antimafia per avviare i primi colloqui con i magistrati, in vista di una collaborazione. I suoi due figli, Walter e Nicola, sono diventati collaboratori di giustizia qualche anno fa. Un altro figlio è in carcere e sta per essere liberato. Irriducibili, invece, i due capi Francesco Bidognetti e Michele Zagaria, che continuano a non voler collaborare con la giustizia.

Cosa potrebbe rivelare "Sandokan"

Secondo i giudici che hanno chiuso il maxiprocesso Spartacus, Bardellino è stato ucciso in Brasile da Mario Iovine su ordine di Sandokan, ma potrebbe non essere così e cioè Bardellino potrebbe essere morto molto dopo il 1988 o essere addirittura ancora vivo: nel corso di nuove indagini gli inquirenti hanno trovato elementi che suggerirebbero che il boss non sarebbe stato ammazzato, ma potrebbe essere scappato in Sudamerica. Sandokan, se il suo pentimento fosse genuino, potrebbe aiutare a chiarire questo delitto. 

Oltre a svelare omicidi rimasti mistero, Schiavone potrebbe gettare nuova luce su quella pagina drammatica e opaca del nostro Paese rappresentata dalla Terra dei Fuochi, ma potrebbe anche far tremare i colletti bianchi: è noto lo stretto rapporto dei Casalesi con un'ampia zona grigia dell'imprenditoria e della politica.  La violenta storia criminale, della quale uno dei simboli è il terribile omicidio di don Peppe Diana, che denunciò quella "zona grigia" nel lontano 1994, si snoda fino al presente: è arrivato a dibattimento al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere il processo su clan dei Casalesi e appalti di Rete Ferroviaria italiana, inchiesta avviata nel 2019 dai magistrati della Dda di Napoli Antonello Ardituro - oggi alla Direzione Nazionale Antimafia - e Graziella Arlomede. Sandokan, considerato dagli inquirenti il terminale di una presunta rete di interessi opachi capace di condizionare gli appalti pubblici, potrebbe finalmente dire la verità, se volesse, anche su questo. 

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