Ladispoli, reintegrato il bambino iperattivo che era stato sospeso da scuola

Cronaca
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Dopo la decisione dell'istituto, i genitori si erano rivolti prima al Tar del Lazio, che aveva accolto il ricorso, e, in seguito, al ministro dell'istruzione Valditara, quando il bimbo non era stato fatto entrare nonostante il provvedimento fosse stato annullato

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Sospeso da scuola per 21 giorni perché iperattivo. È la storia di un bimbo di sei anni, ora reintegrato nell’istituto dopo l’intervento del Tar del Lazio. Per il bambino, era stata disposta una sospensione dal 28 febbraio al 21 marzo, a causa dei suoi comportamenti in classe. I genitori erano subito intervenuti facendo ricorso al Tar, che lo aveva accettato annullando il provvedimento, ma, quando il bambino si era ripresentato a scuola, non era stato fatto entrare. Da qui la denuncia del padre ai carabinieri e la decisione di rivolgersi al ministro della giustizia Valditara, che aveva, quindi, inviato gli ispettori dell’Ufficio Scolastico Regionale. Il dirigente ha dichiarato di aver negato l’accesso del bambino perché non gli era stata ancora notificata la sentenza del Tar.

Ora il piccolo alunno è tornato a scuola e avrebbe chiesto al papà: “Perché l’altro giorno non mi hanno fatto entrare?”

“La famiglia ritiene la scuola un babysitteraggio”

“Parcheggiata la mia auto ed entrando nel cancello di scuola è arrivata una pattuglia dei Carabinieri, per cui ho atteso nel mio ufficio il loro arrivo (papà, bimbo e Carabinieri)”, ha raccontato il preside dell’istituto scolastico Riccardo Agresti. “Invece poi non è entrato nessuno e sono ‘spariti’ tutti. Una volta letta la decisione del Tar ho dato disposizioni di non impedire l'accesso ad alcuno e stamani mi attendevo che il papà entrasse con il bimbo ed in effetti mi sono insospettito del fatto che il bimbo non si fosse presentato. Nessuno impedirà l'accesso del bimbo dopo la decisione del Tar”, ha proseguito. “Sono a disposizione della chiarezza e della verità e sono contento della presenza degli ispettori perché tutti noi siamo certi di avere fatto il meglio proprio per il bimbo. Semplicemente la famiglia che ritiene la scuola un babysitteraggio e se ne infischia del fatto che altri 21 bambini non stanno imparando a leggere e scrivere a causa della situazione della classe. Per vie traverse sappiamo che il bimbo ora ha una certificazione che illustra una situazione ben peggiore del comma 1, ma questa documentazione non è mai stata consegnata alla scuola”, ha concluso Agresti.  

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