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Torino, costringono figlio gay a "essere maschio": genitori condannati a corsi di recupero

Cronaca
©IPA/Fotogramma

La coppia ha patteggiato col tribunale torinese una condanna a due anni per il padre e a un anno e quattro mesi per la madre, concedendo a entrambi la sospensione condizionale previo un percorso psicologico e riparatorio della durata di un anno. I due si erano resi protagonisti di decine di episodi vessatori, tra botte, minacce e umiliazioni: “Vai a letto con una ragazza o ti butto giù dal balcone”

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Una coppia di genitori torinesi, accusata di aver maltrattato il figlio per "correggere" la sua omosessualità, scoperta leggendo il diario del ragazzo, ha patteggiato pene da due anni e un anno e quattro mesi di carcere. Il Gup Antonio Borretta ha accolto la proposta di concordato e concesso loro la sospensione condizionale, ma per ottenerla i due imputati dovranno sottoporsi a un percorso psicologico e riparatorio della durata di un anno, come prevedono le norme del Codice Rosso per reati come lo stalking, la violenza sessuale e, appunto, i maltrattamenti in famiglia. Nel frattempo i due genitori hanno risarcito il figlio.

Decine di minacce e episodi vessatori

La coppia era stata rinviata a giudizio nell'ottobre scorso per decine di episodi vessatori che il pm Giulia Rizzo attribuiva materialmente al padre (da lì la pena più alta). La madre, invece, era stata accusata di aver assecondato le iniziative del marito senza intervenire a difesa dell'adolescente che, da parte sua, si è convinto a denunciare solo quando le richieste del padre sono diventate intollerabili: quando, cioè, gli ha chiesto di avere un rapporto con una ragazza per dimostrargli di essere "cambiato", "altrimenti ti butto giù dal balcone".

Consegna delle password e prove di presunta virilità

Prima, il genitore lo aveva costretto a dargli tutte le password dei profili social e lo aveva sottoposto a "prove" militaresche: correre di notte al freddo, farsi crescere la barba per mostrare la sua virilità, calarsi i pantaloni per mostrare i genitali ("vuoi essere una donna, adesso ti abbassi i pantaloni e mi mostri cos’hai lì sotto"). E ancora, leggere ad alta voce le pagine di diario in cui confessava di essere gay e di amare il disegno e la moda.

Il cambio di abitazione dopo la denuncia

L'uomo era rivolto persino a uno psicologo chiedendogli di prendere in carico il ragazzo per modificare le sue inclinazioni sessuali, ricevendo, ovviamente, un no e un invito ad accettare il figlio. Dopo la denuncia il ragazzo (che nel processo è assistito dall'avvocato Mauro Scaramozzino) è stato allontanato dalla casa familiare e ora vive altrove.

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