Caso Yara Gambirasio, la difesa di Bossetti per la prima volta avrà accesso ai reperti

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"Per la prima volta, nel suo processo si fa qualcosa che finora gli è stato negato. Fin dall'udienza preliminare, ormai circa nove anni fa, chiediamo che ci venga concesso l'accesso ai reperti", ha commentato l'avvocato Claudio Salvagni, legale dell'uomo condannato all'ergastolo per l'omicidio della 13enne

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Per la prima volta gli abiti di Yara Gambirasio e le altre prove dell'omicidio di Brembate entreranno in un'aula di giustizia consentendo l'accesso ai reperti alla difesa di Massimo Bossetti, condannato all'ergastolo in via definitiva per l'omicidio della 13enne.

L'udienza con i reperti del processo

L'udienza di ostensione dei reperti si terrà il prossimo 20 novembre nell'aula dell'Assise di Bergamo, davanti alla corte presieduta dal giudice Donatella Nava. Saranno presenti gli avvocati difensori di Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, che potranno visionare i leggings neri e gli slip su cui è stata trovata la traccia genetica mista, della vittima e dell'allora Ignoto 1, considerata la prova regina contro Bossetti. Saranno portate in aula anche le 54 provette di dna - trasferite da un frigorifero dell'ospedale San Raffaele di Milano all'Ufficio corpo di reati del tribunale di Bergamo - che hanno acceso un aspro scontro tra difesa e accusa tanto che la procura di Venezia ha indagato il pubblico ministero Letizia Ruggeri per frode processuale. Sarà mostrata anche la felpa che Yara indossava il 26 novembre 2010, giorno della scomparsa, e il giubbotto che aveva nel campo di Chignolo d'Isola dove è stata trovata senza vita tre mesi dopo. Al materiale conservato verranno tolti i sigilli e le parti - Bossetti e i suoi legali, l'avvocato della famiglia della giovane ginnasta e il pubblico ministero - potranno assistere alle operazioni "di rimozione e riapposizione" dei sigilli affidate a un carabiniere e a un poliziotto. Vietata la possibilità di fare foto, l'udienza sarà videoregistrata.

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"Bossetti è contentissimo", ha detto all'Adnkronos l'avvocato Salvagni che gli ha fatto visita nel carcere di Bollate. "Per la prima volta, nel suo processo si fa qualcosa che finora gli è stato negato. Fin dall'udienza preliminare, ormai circa nove anni fa, chiediamo che ci venga concesso l'accesso ai reperti". C'è voluta una pronuncia nel 2023 della Corte di Cassazione per rendere concreta l’autorizzazione già concessa il 27 novembre 2019, ossia l'osservazione dal vivo, ma l'udienza del prossimo novembre potrebbe non soddisfare l'ambizione della difesa. Dopo l'udienza, l'obiettivo resta il poter analizzare, per la prima volta, i reperti per cercare una traccia per tentare la revisione del processo sull’omicidio di Yara Gambirasio.  

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