Il processo a carico di Ciro Grillo, figlio del fondatore del M5S e i suoi amici, accusati di violenza sessuale, è ripreso questa mattina con una testimone chiave: "Quella mattina appena la mia amica si è svegliata mi disse singhiozzando: mi hanno violentata" ha detto la giovane
La testimonianza di una delle ragazze che hanno denunciato Ciro Grillo e i suoi amici di violenza sessuale, è ripreso questa mattina dopo che la sua audizione era cominciata nella giornata di ieri: a interrogare la giovane tocac ai legali difensori. Il processo che vede imputato il figlio di Beppe Grillo entra quindi nel vivo, con la testimonianza chiave della giovane.
L'audizione della teste chiave
"Quella mattina appena la mia amica si è svegliata mi disse singhiozzando: 'Mi hanno violentata". E quando le chiesi chi l'aveva violentata, mi rispose: 'Tutti'". A raccontarlo in aula, nel corso della deposizione al processo per violenza sessuale di gruppo al Ciro Grillo e a tre suoi amici, è la testa chiave, nonché presunta vittima di violenza, che oggi prosegue la sua deposizione in aula. "Non eravamo né sobri né ubriachi o incapaci di controllarci", avrebbe aggiunto in aula la ragazza. "Ha detto che avevano bevuto ma che erano lucide - ha detto l'avvocata Antonella Cuccureddu del pool di difesa - che nessuno ha tenuto comportamenti che facessero sospettare la non lucidità".
La pressione mediatica
"Non vivevo più perché ero terrorizzata dall'idea che mi chiamassero i giornalisti da un momento all'altro - ha detto la legale riportando quanto avrebbe affermato in aula la studentessa milanese - vivevo con l'incubo perché addirittura hanno contattato un mio amico". Uno sconvolgimento della vita che è stato oggetto della testimonianza anche ieri e che avrebbe portato a incrinare il rapporto tra lei e la sua amica - la principale accusatrice dei quattro ragazzi - nel maggio del 2020. "Ha detto che la situazione di stress procuratale dai giornali, dalle notizie di stampa che la coinvolgevano, dall'essere continuamente chiamata dai giornalisti, ha incrinato il rapporto tra loro", ha aggiunto Cuccureddu, legale difensore, "perché lei si è sentita
coinvolta in qualcosa che in quel momento riteneva che non la riguardasse". L'amicizia è finita nella primavera del 2020, poco prima che arrivasse la chiamata del pm di Tempio Pausania che stava conducendo le indagini, dopo la denuncia presentata dalla vittima al rientro a Milano. In aula ieri è stato letto un messaggio che la ragazza inviò all'amica, quando si è accorta della distanza che cresceva fra
loro: "Mi dispiace se non mi sono saputa comportare. Non ho capito nulla di quella notte".
La ricostruzione
È la seconda udienza dedicata alla deposizione della giovane milanese che oggi ha 23 anni. In aula la ragazza ha ribadito quanto già detto nel corso delle indagini. Quella notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019 le due ragazze nella casa in uso alla famiglia Grillo a Porto Cervo, insieme ai quattro ragazzi genovesi conosciuti la sera
prima al 'Billionnaire'. Lì mangiarono e poi sarebbe avvenuta la violenza di gruppo nei confronti dell'amica della giovane che sta deponendo in aula, rimasta invece a dormire sul divano. Poi ha ricostruito il meccanismo che avrebbe portato
l'amica a comportarsi in modo apparentemente normale nei giorni successivi alla violenza.
Inoltre, secondo l'accusa tre dei quattro ragazzi quella notte avrebbero scattato delle foto oscene mentre la giovane teste dormiva. "Di notte sono stata svegliata mentre eravamo nel residence e la mia amica singhiozzava e piangeva. La mattina successiva, sempre nel residence, mi disse che l'avevano violentata tutti".