Emma Marrazzo, ospite a Start, ha commentato le tensioni di ieri davanti alla ditta dove la figlia morì stritolata da un orditoio il 3 maggio 2021, e dove lei si trovava con il marito per una raccolta firme per l'introduzione del reato di omicidio sul lavoro: “Non mi aspettavo quell’accoglienza così crudele, io non ero andata lì a importunare. Spero che anche Meloni firmi, se no la gente ragiona sempre pensando che conviene di più pagare un morto che tutto il resto”
“Ieri non mi aspettavo quell’accoglienza così crudele, io non ero andata lì a importunare, era già tutto annunciato ed era un gesto perché mia figlia è morta lì”. Così Emma Marrazzo, la madre della 22enne Luana D'Orazio, morta stritolata da un orditoio il 3 maggio 2021, ha commentato - ospite a Start su Sky TG24 - quanto accaduto ieri a Oste di Montemurlo (Prato) davanti alla ditta tessile in cui perse la vita sua figlia. Insieme al marito, la donna ha partecipato a una raccolta firme, regolarmente autorizzata, per l'introduzione del reato di omicidio sul lavoro: era la prima volta che i due genitori andavano di fronte all'azienda dalla morte di Luana. Ma la ditta ha chiuso il cancello che divide il cortile dell'azienda dalla strada e qualcuno ha anche urlato alcuni insulti. Per la morte di Luana, lo scorso 27 ottobre il tribunale di Prato aveva accolto la richiesta di patteggiamento per Luana Coppini e suo marito Daniele Faggi, indicati come la titolare e l'amministratore di fatto della ditta. Un terzo imputato, Mario Cusimano, tecnico addetto alla manutenzione dell'orditoio, era stato invece rinviato a giudizio.
“Non era una protesta era un gesto simbolico”
La morte di Luana, racconta Emma Marrazzo, ha suscitato “molta vicinanza, ha fatto uno scalpore che non si aspettava nessuno. Sono nate tante cose, vado a fare presenza nelle scuole, a insegnare la cultura della sicurezza e a ribellarsi, a denunciare”. Poi la donna torna su quanto accaduto ieri: “Gli ex colleghi proprio senza dignità, perché sono usciti anche sorridendo, si sono messi in macchina e sono andati via. Mentre già il signor Faggi si era già premunito di un’asta con una piccola videocamera che ci riprendeva, potevi stare nella tua ditta senza fare questo. Che senso aveva riprendere me? Non era una protesta era un gesto simbolico: lì è morta e non ci deve morire più nessuno. Proprio perché (Faggi, ndr) è stato premiato dalla legge, per me è stato premiato. Non si può non avere ne un’anima ne un cuore, perché li chiamano numeri e dati statistici ma dietro quei numeri ci sono altri numeri, i numeri di noi familiari che sono molti molti di più”.
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“Spero che anche Meloni firmi per questa legge”
Marrazzo ha poi ricordato il suo incontro con Giorgia Meloni all’epoca della tragedia: “Ha telefonato il sindaco mentre lei era a casa mia e ha risposto, ha pianto perché lei da mamma non osa immaginare, e ha parlato con mio figlio, che è diversamente abile e soffre in maniera molto più sensibile. Ha detto che lei avrebbe lottato, spero che lo faccia e che firmi anche lei per questa legge. Ci vogliono pene più severe, se no la gente ragiona sempre pensando che tanto non paga mai nessuno e che conviene di più pagare un morto che tutto il resto, come investire sulla sicurezza e fare formazione. Un morto non deve convenire a nessuno”.