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Italia, sfruttamento minorile al 35%: il rapporto di Save the Children

Cronaca
Save the Children

Secondo il report Piccoli schiavi invisibili nel nostro Paese nel 2021 le vittime di tratta e sfruttamento sono state 757, di cui 264 minori (il 35%), complessivamente in aumento le persone soccorse dal sistema anti-tratta nel 2022 (850). Save the Children evidenzia inoltre un problema legato al lavoro agricolo, con le province di Latina e Ragusa particolarmente colpite

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In Italia esiste un problema di sfruttamento minorile. Come evidenziato dal report Piccoli schiavi Invisibili di Save The Children infatti, nel nostro Paese solo nel 2021 su un totale di 757 persone vittime di tratta e sfruttamento, ben 264 di loro (il 35%) è risultato essere minorenne. Le ragazze sono in prevalenza, 168 contro 96 maschi. La Ong in primo piano per la tutela dei minori, ha rilevato inoltre che in Italia le vittime prese in carico dal sistema anti-tratta nel 2022 sono state 850, di cui il 59% donne e l’1,6% minori. Il principale paese d’origine è la Nigeria (46,7%), poi il Pakistan (8,5%) e il Marocco (6,8%). Leggermente più basse le percentuali da Brasile (4,5%) e Costa d’Avorio (3,3%). Tra le forme di sfruttamento maggiormente praticate prevalgono quelle di natura sessuale (38%) e lavorativa (27,3%).

Il lavoro minorile

Nello studio si evince come in Italia esista inoltre un fenomeno di lavoro minorile legato all'agricoltura, dove spesso figli di braccianti, in situazioni difficili e di forte isolamento, vengono sfruttati già in giovanissima età come forza lavoro. Queste sono realtà di invisibili, nascoste, difficili da riconoscere, perchè spesso si tratta di bambini non iscritti all'anagrafe, che non frequentano la scuola e non hanno accesso a cure mediche.

I casi di Latina e Ragusa

Save The Children si è particolarmente concentrata poi sulle province di Latina e Ragusa, due realtà in cui questa situazione è più grave che nel resto d'Italia. Sono diversi infatti i bambini che, a partire dai 12-13 anni, con paghe che si aggirano intorno ai 20-30 euro al giorno, iniziano a lavorare nei campi. Si può trattare di un lavoro a tempo pieno o, più spesso, limitato al tempo extra-scolastico quotidiano o estivo, o di un impegno che può iniziare già a 10 anni per dare una mano nel periodo di raccolta. Per molti studenti, nel periodo del Covid, la scuola è stata completamente sostituita dal lavoro, poi si è tornati tra i banchi ma il pomeriggio si continua ad aiutare nelle serre, con una grossa difficoltà nel fare i compiti e il conseguente deficit nel rendimento scolastico che porta a bocciature nelle scuole medie, e a un ingresso ritardato alle superiori (16 o 17 anni), come confermano alcune delle testimonianze raccolte dal rapporto. In Italia si stima che tra i 14-15enni che lavorano, il 27,8% (circa 58.000 minorenni) abbia svolto lavori dannosi per il proprio sviluppo educativo e per il benessere psicofisico. Tra i minorenni intervistati che hanno dichiarato di aver avuto esperienze lavorative, il 9,1% è impiegato in attività in campagna.  

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