Un neonato lasciato in ospedale e la scelta del silenzio

Cronaca
Omar Schillaci

Omar Schillaci

©IPA/Fotogramma
La culla per la vita alla Mangiagalli di Milano

Arrivare a scegliere di lasciare alle cure di una struttura ospedaliera un bambino appena nato merita rispetto, silenzio e (per chi crede) una preghiera

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La scelta di lasciare alle cure di un ospedale un neonato appena partorito non è (e non può diventare) una notizia di costume. Quando il silenzio lascia il posto al sensazionalismo, il diritto alla privacy perde la propria sfida con il clickbaiting e la Carta di Treviso cede il passo al trend del momento, perdiamo tutti. 

Perde la categoria giornalistica quando non si chiede se il diritto all’anonimato del minore sia messo a rischio dalla pubblicazione di dati o circostanze personali. Perde una struttura ospedaliera quando ricerca una visibilità pubblica in un contesto che richiederebbe solo la tutela dell’anonimato (del bambino e degli adulti). Perde la società quando giudica e punta il dito contro chi è in grado di generare ma non di fare il padre o la madre. Perdono sia la cultura che l’informazione quando ancora si fanno distinguo tra le vere madri e i veri padri (coloro che partoriscono e conferiscono un patrimonio genetico) e le madri e i padri di appoggio o accompagnamento (quelli che adottano). 

Arrivare a scegliere di lasciare alle cure di una struttura ospedaliera un bambino appena nato merita rispetto, silenzio e (per chi crede) una preghiera. Perché, oltre al dolore e allo smarrimento, c’è anche tanta fede nel prossimo quando si compie un atto d’amore di tale portata. Bisogna amare profondamente se si riesce a togliere dall’equazione affettiva i propri sentimenti avendo solo a cuore il meglio per la persona appena venuta al mondo. Volere il bene dell’altro. Non il proprio. Arrivare a sacrificare quanto di più prezioso si possa avere (un figlio) per garantirgli un futuro migliore, per garantirgli una famiglia, per garantirgli un sacrosanto diritto: un padre e una madre che lo mettano al centro del proprio universo. 

E da un tale atto d’amore (che molti confondono con l’abbandono che è una situazione molto diversa e dolorosa) scaturisce (di solito) nuovo amore: due genitori adottivi e una vita carica di speranza e di prospettiva. 

Allora, la prossima volta che un minore non riconosciuto (o anche riconosciuto) verrà lasciato tra le braccia di un ospedale (cosa avvenuta 173 volte nel 2022) chiediamoci anche noi qual è il bene per quel bambino o bambina.  Chiediamoci che cosa troverà domani su internet che lo riguarda e se questa cosa potrà ferirlo o complicargli la vita. Chiediamoci se un sano silenzio non garantisca di più i diritti del neonato, di quella donna che ha compiuto quel doloroso atto d’amore e di tutte quelle che potrebbero fare la stessa scelta in futuro, senza sentirsi minacciate dalla possibilità di vedersi pubblicizzate o di vedere la propria storia pubblicata sui media. Evitiamo che domani qualcuno pensi che un cassonetto possa essere più tutelante della propria privacy che una culla di un ospedale. Anche in questo tempo, continuiamo a credere che l’amore possa creare amore. 

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