Il super latitante catturato dai carabinieri del Ros in una clinica privata di Palermo, dov'era stato operato in passato, sotto il falso nome di Andrea Bonafede, e dove doveva sottoporsi ad alcune terapie. È in buone condizioni di salute e non ha opposto resistenza agli agenti. Il procuratore del capoluogo siciliano: "Saldato debito con vittime di mafia, ma Cosa Nostra non è sconfitta". Meloni: "Una grande vittoria dello Stato". Vicina l'individuazione del covo del boss
Pm Guido: "Messina Denaro non era armato"
"Messina Denaro non era armato né indossava alcuna protezione. Era in linea con il profilo del paziente medio che frequenta la clinica". Lo ha detto l'aggiunto Paolo Guido rispondendo a un giornalista che chiedeva se al boss fosse stata trovata un'arma.
Pm Guido: "Salute Messina Denaro compatibile con carcere"
"Ci è apparso in buona salute e di buon aspetto non ci pare che le sue condizioni siano incompatibili con il carcere". Lo ha detto l'aggiunto di Palermo Paolo Guido alla conferenza stampa sulla cattura del boss Messina Denaro. "Era di buon aspetto, ben vestito, indossava capi di lusso ciò ci induce a dire che le sue condizioni economiche erano buone", ha aggiunto. "Ovviamente sarà curato come ogni cittadino ha diritto essere curato", ha concluso.
Angelosanto: "Certezza che fosse Messina Denaro solo stamattina"
La "certezza" che dietro il nome di Andrea Bonafede si nascondesse il boss Matteo Messina Denaro gli investigatori la hanno avuta "solo questa mattina". Lo ha spiegato il comandante del Ros, il generale Pasquale Angelosanto, ricostruendo gli ultimi passaggi dell'indagine che ha portato alla sua cattura. "Già in passato avevamo indicazioni che avesse problemi di salute e su queste indicazioni" - ha detto - "abbiamo lavorato in modo da individuare le persone" che avevano accesso alla struttura sanitaria e che avevano una particolare patologia. "Nell'ultimo periodo" - ha aggiunto Angelosanto - "c'è stata un'accelerazione perché via via che si scremava la lista e si scremavano le persone, ci siamo concentrati su pochi soggetti fino ad individuare quel nome e cognome. Da qui l'ipotesi che potesse essere il latitante". A quel punto è scattata l'organizzazione del blitz. E "fatte le ultime verifiche" - ha concluso Angelosanto - "la certezza che fosse lui è arrivata solo questa mattina".
De Lucia: "Fetta borghesia mafiosa ha aiutato il latitante"
"C'è una fetta di borghesia mafiosa che ha aiutato questa latitanza, su questo abbiamo contezza e ci sono in corso delle indagini". Così il procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia.
Generale Angelosanto: "Solo questa mattina effettivo riscontro su identità"
''Dagli elementi acquisiti avevamo indicazioni che una persona doveva sottoporsi ad accertamenti'' clinici. ''L'accostamento della persona al latitante nei giorni passati era un'ipotesi, ma il riscontro sulla sua identità c'è stato solo oggi''. Lo ha detto il comandante dei carabinieri del Ros, Pasquale Angelosanto, nella conferenza stampa sull'arresto di Matteo Messina Denaro.
De Lucia: "Forte accelerazione negli ultimi giorni"
"C'è stata una forte accelerazione sulle indagini negli ultimi giorni. L'esito delle indagini del Ros ci portava sempre più a selezione soggetti malati con le caratteristiche dell'ex latitante e da qualche giorno avevamo saputo che il soggetto si dovesse recare in struttura questa mattina. Era ragionevole che fosse lui, ce lo aspettavamo. Ma la certezza l'abbiamo avuta solo stamattina". Lo ha detto il procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia.
De Lucia: "Ovviamente mafia non sconfitta, un errore pensarlo"
"Ovviamente la mafia non è sconfitta, sarebbe un grave errore pensarlo". Lo ha detto il procuratore capo Maurizio de Lucia in conferenza stampa a Palermo.
Pm Guido: "Su nuovi vertici presto per rispondere"
"Fino a ieri era certamente il capo della provincia di Trapani, da domani vedremo". Così il procuratore aggiunto Paolo Guido sugli assetti dei vertici di Cosa nostra dopo l'arresto di Messina Denaro.
Messina Denaro preso in strada, non ha tentato fuga
Matteo Messina Denaro è stato bloccato in strada, nei pressi di un ingresso secondario della clinica La Maddalena. Lo hanno spiegato i carabinieri del Ros nel corso della conferenza stampa sull'arresto del boss di Cosa Nostra, spiegando che il blitz è scattato quando "abbiamo avuto la certezza che fosse all'interno della struttura sanitaria". Quando è stato bloccato, hanno aggiunto, Messina Denaro "non ha opposto alcuna resistenza" e "si è subito dichiarato, senza neanche fingere di essere la persona di cui aveva utilizzato l'identità". Alla domanda se Messina Denaro abbia tentato la fuga, gli investigatori hanno affermato di "non aver visto tentativi di fuga" anche se, hanno aggiunto, "sicuramente ha cercato di adottare delle tutele una volta visto il dispositivo che stava entrando nella struttura".
Generale Angelosanto: "Negli anni fiaccata struttura clan"
"Negli ultimi anni solo l'Arma ha eseguito 100 arresti di uomini vicini a Messina Denaro e sequestrato e confiscato 150 milioni. A questi numeri bisogna aggiungere i dati di Polizia e Finanza. Questo lavoro ha compromesso il funzionamento della struttura mafiosa". Lo ha detto il capo del Ros, generale Angelosanto alla conferenza stampa sulla cattura di Messina Denaro.
De Lucia: "Senza intercettazioni nessuna indagine su mafia"
"Senza intercettazioni non si possono fare le indagini di mafia": lo ha sottolineato il capo dei pm di Palermo Maurizio de Lucia alla conferenza stampa sulla cattura di Messina Denaro.
Procuratore de Lucia: "No elementi per complicità nella clinica"
"Allo stato non abbiamo elementi per parlare di complicità del personale della clinica, anche perché i documenti che esibiva il latitante erano in apparenza regolari, ma le indagini sono comunque partite ora". Lo ha detto il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia alla conferenza stampa sulla cattura di Messina Denaro.
Pm Guido: "Messina Denaro era curato e in buone condizioni economiche"
Comandante Ros. "Lavoro Cc in feste Natale"
"È il risultato di un lavoro corale che si è svolto nel tempo, che si è basato sul sacrificio dei carabinieri in tanti anni. L'ultimo periodo, quello delle feste natalizie, i nostri lo hanno trascorso negli uffici a lavorare e a mettere insieme gli elementi che ogni giorno si arricchivano sempre di più e venivano comunicati. La procura era aperta anche all'antivigilia, è stato uno sforzo corale". Lo ha detto Pasquale Angelosanto, comandante del Ros, nella conferenza stampa a Palermo sull'arresto di Matteo Messina Denaro.
De Lucia: "Catturato latitante pericolosissimo senza uso manette"
"Siamo orgogliosi del lavoro fatto questa mattina che ha concluso un lavoro lungo e complicatissimo che ha coinvolto tutte le forze dello Stato. Era un debito che la Repubblica aveva e che in parte abbiamo saldato. Siamo orgogliosi dei carabinieri e delle polizie per il modo in cui è stato ottenuto questo risultato. È stato catturato un latitante pericolosissimo senza alcun ricorso alla violenza: le immagini sono state diffuse... Messina Denaro è stato portato via senza neppure l'uso delle manette, così come avviene in un Paese democratico e civile". Lo ha detto il procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, nel corso della conferenza stampa sulla cattura di Matteo Messina Denaro.
De Lucia: "Catturato l'ultimo stragista"
"Abbiamo catturato l'ultimo stragista responsabile delle stragi del 1992-93". Così il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia ha aperto al conferenza stampa per l'arresto di Matteo Messina Denaro. "Siamo particolarmente orgogliosi del lavoro portato a termine questa mattina che conclude un lavoro lungo e delicatissimo".
Procuratore De Lucia: "Saldato debito con vittime di mafia"
"L'arresto di Matteo Messina Denaro salda in parte un debito con le vittime di mafia". Lo ha detto in apertura della conferenza stampa degli inquirenti il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia. "Siamo particolarmente orgogliosi per questo lavoro che ci ha consentito di arrestate l'ultimo boss stragista di Cosa nostra".
Interrogato titolare carta identità falsa
Il geometra Andrea Bonafede, 59 anni, di Campobello di Mazara, titolare della carta di identità utilizzata dal super latitante, è stato interrogato oggi dai carabinieri. La carta di identità sarebbe stata falsificata da Matteo Messina Denaro, apponendo una sua foto al posto di quella del signor Bonafede. L'uomo non avrebbe risposto alle domande degli investigatori.
Luzi: "Boss catturato grazie a metodo Dalla Chiesa"
"Matteo Messina Denaro è stato catturato grazie al metodo Dalla Chiesa, cioè la raccolta di tantissimi dati informativi dei tanti reparti dei carabinieri, sulla strada, attraverso intercettazioni telefoniche, banche dati dello Stato, delle regioni amministrative per portare all'arresto di questa mattina". Lo dice il comandante dei carabinieri Teo Luzi, arrivato a Palermo.
Messina Denaro indagato anche per omicidio Scopelliti
Il boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, arrestato stamattina a Palermo, è indagato anche dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Il suo nome compariva, assieme a quello di alti 16 indagati tra boss e affiliati a cosche mafiose siciliane e calabresi, in un avviso di accertamenti tecnici non ripetibili notificato nel 2019 dal procuratore Giovanni Bombardieri e dall'aggiunto Giuseppe Lombardo e dal pm Stefano Musolino, nell'ambito dell'inchiesta sull'omicidio del sostituto procuratore generale della Corte di cassazione Antonino Scopelliti, ucciso il 9 agosto del 1991 in località "Piale" di Villa San Giovanni mentre faceva rientro a Campo Calabro. In passato, su quel delitto c'era stato un processo che si era concluso, nel 2000 in Corte d'Appello e nel 2004 in Cassazione, con l'assoluzione di numerosi boss siciliani tra cui Bernardo Provenzano, Nitto Santapaola, Giuseppe e Filippo Graviano. A distanza di anni, l'inchiesta sull'omicidio del giudice Scopelliti è stata riaperta grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Maurizio Avola che ha fatto ritrovare in provincia di Catania il fucile che, secondo la Dda, avrebbe sparato al magistrato che, in Cassazione, avrebbe dovuto rappresentare l'accusa al maxiprocesso a Cosa nostra. L'indagine è ancora in corso e oltre a Matteo Messina Denaro, sono coinvolti altri sei siciliani, i catanesi Marcello D'Agata, Aldo Ercolano, Eugenio Galea, Vincenzo Salvatore Santapaola, Francesco Romeo e Maurizio Avola. Sono 9, invece, i calabresi indagati: Giuseppe Piromalli, Paquale Tegano, Antonino Pesce, Giorgio De Stefano, Vincenzo Zito, Pasquale e Vincenzo Bertuca, Santo Araniti e Gino Molinetti. Tra gli iscritti nel registro degli indagati c'era anche il boss di Archi Giovanni Tegano che, però, è deceduto l'anno scorso in carcere.