"Not in education, employment or training", ragazzi dai 15 ai 34 anni che sono perlopiù inattivi. Il nostro Paese registra un record in negativo su questo fenomeno. E purtroppo pesa anche la parità di genere
Non studiano, non lavorano e non si trovano in un periodo di formazione. Sono quei giovani dai 15 ai 34 anni che vengono definiti Neet. Nuovi dati, ancora allarmanti, arrivano da un report redatto da Cgil e ActionAid.
Triste primato italiano
L’Italia, tra l’altro, ha già un triste primato rispetto al resto d’Europa. Lo dicono i dati Eurostat. Il nostro Paese ha una percentuale di Neet più elevata non solo della media europea, ma anche di Francia, Spagna e Germania.
Se andiamo a vedere dove sono i giovani non studenti e non lavoratori, la differenza tra nord e sud è netta. Il picco si raggiunge in Sicilia, con oltre il 40% di neet, ma tutto il mezzogiorno registra le percentuali più alte.
La disparità di genere
Ma quanti sono questi Neet in Italia? Parliamo di 3 milioni, e cioè del 25% sulla fascia d’età considerata. Un dato che è importante da sottolineare è però quello della differenza di genere. Perché pesa di più la percentuale di Neet donne rispetto a quella dei neet uomini. Forse perché spesso le neet donne sono mamme, mamme che lasciano il lavoro per dedicarsi a quello di cura.
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Un confronto con la Germania
Ma che titolo di studio hanno questi giovani? La maggior parte ha ottenuto il diploma di maturità. Molti meno Neet invece hanno una laurea e soprattutto la percentuale scende per coloro che hanno un diploma professionale. Ebbene, abbiamo visto che la Germania è il Paese europeo messo meglio in tema di Neet. Lì sono molto frequentati gli Its, gli istituti professionali post diploma. Un dato che potrebbe far riflettere è quello che riguarda appunto gli studenti iscritti agli its: in Germania sono oltre un milione, in Italia sono meno di 20mila.
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