In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Incidente treno Riccione, papà Giulia e Alessia: "Fango su me, ma non porto rancore"

Cronaca

Le ragazze sono state investite da un treno alla stazione del centro romagnolo il 31 luglio. Il padre Vittorio Pisano, in una lettera, rivolge un pensiero a “coloro che hanno espresso giudizi severi verso la mia persona. Sono convinto che ognuno di loro possa trarre insegnamento per la vita che verrà"

Il tuo browser non supporta HTML5

Condividi:

Vittorio Pisano, il padre di Giulia e Alessia non si dà pace e si sfoga in una lettera pubblicata su Repubblica. Domenica 31 luglio scorso, le sue figlie di 16 e 14 anni sono state investite e uccise da un Frecciarossa alla stazione di Riccione, dopo una serata trascorsa in discoteca. Dopo il tragico evento in molti lo hanno accusato di aver lasciato sole le due ragazze. Oggi Vittorio racconta: "Vivo la sofferenza confortato moralmente e spiritualmente dalle tante persone che quotidianamente hanno inondato me e la mia casa di un’umanità e dolcezza che va oltre misura e immaginazione. Vivo la sofferenza per l’immane tragedia che ha colpito la mia famiglia, e la consapevolezza del nuovo inizio che mi attende, nel fervido desiderio di provare a trasformare l’ingiusto evento in bene assoluto".

Sofferenza e speranza

Vittorio, titolare di un’azienda che vende scaffali industriali, da alcuni giorni è tornato a lavorare: "È l’unica mia salvezza. Non c’è stato un giorno in cui non le abbia accompagnate e riprese da scuola, almeno questo mi rimarrà per sempre, quello che ho vissuto con loro". Era raro che le due sorelle tornassero a casa da sole: di solito, infatti, il papà le andava a prendere, ma quel giorno l'uomo aveva accusato un lieve malore. Da allora non si dà pace: "Vivo la sofferenza, confortato moralmente e spiritualmente dalle tante persone che quotidianamente hanno inondato me e la mia casa di un’umanità e dolcezza che va oltre misura e immaginazione – scrive Vittorio in una lettera – Vivo la sofferenza per l’immane tragedia che ha colpito la mia famiglia, e la consapevolezza del nuovo inizio che mi attende, nel fervido desiderio di provare a trasformare l’ingiusto evento in bene assoluto". 

"Morte non invano"

L'uomo rivolge un pensiero anche a "coloro che hanno espresso giudizi severi verso la mia persona. Sono convinto che ognuno di loro possa trarre insegnamento per la vita che verrà. Vorrei che da questa disgrazia, da questa immensa perdita, si possano trarre nuove energie per plasmarla in amore puro. Affinché da questo vuoto, da questa banalizzazione del male, dal cinismo della disperazione, possa nascere e crescere rigoglioso l’amore verso il prossimo. Perché le mie bimbe, i nostri angeli, non siano arrivati in cielo invano".

 

 

approfondimento

Sorelle investite a Riccione, il padre non si dà pace