Il 15enne condannato in primo e secondo grado per aver ridotto in fin di vita Marta Novello, la 26enne ferita con 23 coltellate mentre faceva jogging nel marzo 2021 tra le campagne trevisane, si troverebbe nel Regno Unito insieme alla madre. Era in attesa del terzo grado di giudizio e a causa di un intoppo nella macchina burocratica ha potuto lasciare il Paese. La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha chiesto di avviare un accertamento
È libero e avrebbe già lasciato l'Italia per dirigersi a Londra il ragazzino di 15 anni condannato in primo e secondo grado per avere ridotto in fin di vita Marta Novello, la 26enne ferita con 23 coltellate mentre faceva jogging nel marzo del 2021 in un viottolo di campagna in località Marocco di Mogliano Veneto, in provincia di Treviso. A causarne la liberazione sarebbe stato un errore burocratico-amministrativo sul quale ora anche la ministra della Giustizia Marta Cartabia chiede di fare luce.
La vicenda
L’episodio si era verificato il 22 marzo del 2021 alla periferia di Mogliano Veneto, in provincia di Treviso. Marta, studentessa universitaria di 26 anni, era uscita di casa per fare jogging quando si è imbattuta nel ragazzo venendo da lui aggredita e pugnalata ripetutamente. Al magistrato che gli chiedeva conto della violenza, il perché dell’inseguire una giovane runner in aperta campagna e assalirla fino a lasciarla in fin di vita, il minore aveva risposto di aver scelto la vittima "a caso" perché "voleva rapinare una persona per acquistare stupefacenti".
L’iter processuale
Dopo una perizia psichiatrica che ne aveva confermato la capacità di intendere e volere, il 15enne era stato condannato in primo grado dal Tribunale dei minori a sei anni e otto mesi di reclusione. In Appello, nell'aprile dello scorso anno, la Corte di Venezia aveva ridotto la pena a cinque anni per tentato omicidio e tentata rapina, confermando la prescrizione di sicurezza di due anni da scontare successivamente alla pena detentiva, alla luce della pericolosità sociale del ragazzo. Il 21 luglio, l’intoppo. In attesa del terzo grado di giudizio, l’imputato è stato scarcerato a Napoli, dove era stato nel frattempo trasferito, per scadenza dei termini per la custodia cautelare in prigione. A quel punto, avrebbe dovuto essere immediatamente portato in una comunità lontana da Treviso, ma qualcosa non ha funzionato: nessuno al momento di uscire dalla cella gli ha notificato nulla, condizione indispensabile perché la misura disposta dal giudice fosse eseguibile. Il motivo? Pare sia stata indicata erroneamente la data del 20 settembre come termine entro il quale comunicargli la decisione del passaggio dal carcere alla comunità, invece che del 20 luglio. Una svista che gli ha permesso di allontanarsi dall'Italia e recarsi a Londra, dove la madre vive e lavora come cuoca.
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Le reazioni
Il legale del ragazzino, Matteo Scussat, pur "non confermando e non smentendo quanto accaduto" ha fatto intendere che c'erano tutti gli strumenti per rendere immediatamente efficace il dispositivo appena il 15enne è uscito di prigione. Tanto più che lo stesso difensore da più di un anno chiedeva di sapere in quale comunità l'adolescente sarebbe stato collocato. Una vicenda che riapre la ferita dei familiari di Marta e lascia sconcertato il suo avvocato, Alberto Barbaro. "A pesare è soprattutto la frustrazione per quella che viene vissuta come l'ennesima ingiustizia". "Lo Stato riuscirà a riportare in Italia l'aggressore affinché sconti quella pena definitiva che dovrebbe avere lo scopo di recuperarlo?", si è chiesto Barbaro, secondo cui il ragazzo "è a Londra".
Accertamenti
Alla notizia della liberazione, la ministra della Giustizia Marta Cartabia, attraverso gli uffici del suo Gabinetto, ha chiesto all'Ispettorato di svolgere "i necessari accertamenti preliminari, formulando all'esito valutazioni e proposte".