Sandra Gilardelli oggi ha quasi 97 anni e ricorda quando- il 2 giugno 1946 - accompagnò la sua famiglia a votare: a Milano c’erano lunghe file ai seggi e milioni di donne vennero chiamate alle urne
Partigiana, donna, madre, lavoratrice. I ricordi del passato si intrecciano con il presente per Sandra, quasi 97 anni e una vitalità invidiabile. Racconta la giornata della vittoria della Repubblica sulla monarchia, come fosse ieri: “aspettavamo con ansia i risultati del referendum”, ricorda sospirando. “E non era scontato che vincessero i repubblicani perché ce n’erano tanti di monarchici in giro. Ricordo che per tutto il giorno rimasi incollata alla radio per aspettare l’esito finale dei voti”, le sue parole.
Il 2 giugno 1946
Sandra, classe 1925, all’epoca aveva 20 anni. Per legge, la maggiore età si raggiungeva a 21 anni quindi lei non poteva ancora esprimere il suo voto. Però accompagnò i suoi genitori e il fratello in un seggio di Milano. “C’era tanta gente, file di persone che aspettavano il proprio turno”, ricorda. Quel giorno, alle urne, furono chiamate anche le donne, le italiane. Un momento storico per loro che poterono così decidere il futuro dell’Italia. Si arrivò a questo momento dopo che tante di loro parteciparono alla Resistenza. Sandra Gilardelli è stata una partigiana che per quasi 20 mesi fece la staffetta fra Intra e Pian Nava , in Piemonte, in provincia di Verbania. “Mi davano documenti importanti da consegnare al CLN”, ricorda, “e mai seppi di cosa si trattasse perchè , per proteggermi non potevano svelarmi il contenuto”.
Staffetta partigiana
Le giornate iniziavano molto presto: dalle prime luci dell’alba fino a mezzanotte. Le donne che avevano scelto di diventare partigiane, spesso erano disposte anche ad abbandonare la propria famiglia per partecipare alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Il loro ruolo fu determinante soprattutto sulle montagne e nelle campagne. Aiutavano i soldati feriti, lottavano per la Resistenza in vari posti strategici dell’Italia, sull’Appennino e su tante altre catene montuose. Secondo le stime dell’Anpi, oltre 35mila furono le donne combattenti della Resistenza che impugnarono le armi per liberare l’Italia dal giogo nazifascista.
Il voto delle donne
La mattina del 2 giugno 1946 per la prima volta al voto furono chiamate anche le donne. Fu una giornata storica, una pagina di storia fondamentale che ha aperto all’inclusione, alla libertà, ai discorsi sulla parità di genere. Qualche mese prima, il 10 marzo del 1946, le donne erano state chiamate alle prime elezioni amministrative. Il voto alle donne fu una conquista importantissima dichiara Sandra Gilardelli. “Le donne erano succubi degli uomini, erano escluse dalla società”, racconta. “Non avevano voce in capitolo e non venne mai riconosciuta la loro importanza anche se poi alcune di loro iniziarono a coprire ruoli importanti in politica, come Tina Anselmi”. Ma quel 2 giugno, fu una giornata di festa, che poneva le basi per un futuro decisamente diverso. “Noi non siamo mai stati monarchici, precisa ancora Sandra: anche le mie amiche, le mie conoscenti, tutti avevamo in mente una sola forma di Stato: la Repubblica”. Vinse la Repubblica sulla monarchia, con due milioni di voti in più (12.717.923 contro i 10.719.284).