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Videogiochi, perché si parla di sale Lan e eSport: cosa succede

Cronaca
©Getty

Nel weekend i gestori di alcuni locali avevano denunciato il blocco delle loro attività dopo un esposto in cui si segnalava un problema di concorrenza non regolamentata. L'Agenzia delle Dogane ha risposto con un comunicato dove afferma che sono state sequestrate solo le apparecchiature in tre locali poiché prive di ogni forma di autorizzazione

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Nel weekend si era diffusa la notizia che un numero imprecisato di sale Lan e eSport in tutta Italia era stato chiuso a seguito di un esposto presentato dalla Led, una società di gestione di sale giochi, in cui si lamentava un problema di concorrenza non regolamentata. Nelle ultime ore, l'Agenzia delle Dogane ha pubblicato un comunicato in cui afferma di aver effettivamente compiuto dei controlli, ma specifica che questi hanno interessato solo quattro esercizi e che solo in tre casi si è provveduto a redigere verbali di sequestro amministrativo per le apparecchiature destinate al gioco poiché "prive di ogni forma di autorizzazione, licenza, concessione non costitutiva, permesso o nulla osta comunque denominato".

 

La questione

Tutto era nato da un espospo presentato da Sergio Vittorio Milesi, amministratore delegato di una società che gestisce sale da gioco, che aveva invitato l'Agenzia a compiere delle verifiche “onde evitare che tali attività [sale lan] siano utilizzate per aggirare la normativa nazionale vigente in materia”. In un'intervista ad Agimeg, Milesi aveva esposto diverse questioni che, a sua detta, erano problematiche. “Ci troviamo come competitor delle attività ludiche che al loro interno ospitano apparecchi senza gettoniera, ma che richiedono di pagare un determinato prezzo all’ingresso e per poter giocare ai cosiddetti giochi elettronici", aveva spiegato. “[Le nostre sale] sono sottoposte a numerosi controlli e basta che manchi solo un’autorizzazione a far scattare il sequestro, mentre queste attività non sembrano tenute a tutte queste procedure". La questione era stata illustrata ancora più nel dettaglio nell’esposto. Nell’atto si legge che il settore delle sale gioco “è sottoposto a normative stringenti per evitare che gli apparecchi installati in locali pubblici possano essere utilizzati per l’esercizio illegale di gioco d’azzardo mentre nei locali sopramenzionati risultano installati dei pc e delle consolle collegati online, dove anche utilizzatori minorenni possono utilizzare tali attrezzature senza nessun controllo e regolamentazione”. Le differenze peserebbero anche sui costi dell’attività. Nell’esposto Milesi sostiene, per esempio, che un simulatore presente in una delle sale contestate è simile a uno di quelli presenti nelle loro sale gioco e che la sua società “sostenendo onerosi costi, nel rispetto delle norme è obbligata a omologare tramite gli enti preposti per poi permetterne l’installazione e l’uso in locali dediti al gioco lecito”.

Le conseguenze

Come aveva riferito Il Post, dopo che era stato presentato l’esposto, le attrezzature di alcune sale erano state sequestrate ma non era chiaro quanti fossero i locali interessati. Qualche giorno prima, l’Agenzia aveva infatti invitato i titolari di queste sale ad agire in modo da assicurarsi che le loro apparecchiature fossero “sottoposti ad omologa/certificazione, muniti di titoli autorizzatori, soggetti al pagamento dell’Imposta sugli intrattenimenti (ISI)”. 

La denuncia dei gestori di questi locali

In un post pubblicato sull’account Instagram di eSportPalace di Bergamo, uno dei locali interessati, un responsabile aveva detto che lui e altri stakeholeder avevano incontrato la senatrice [Simona] Perfgreffi e il deputato Daniele Belotti e che i due parlamentari avrebbero richiesto un’interrogazione parlamentare sul tema e un incontro con la dirigenza ADM. Nel mentre, aveva aggiunto, gli stessi titolari si stavano muovendo “con gruppi di lavoro legali e organizzativi” per arrivare a un dissequestro dei beni e alcuni si stavano organizzando per andare avanti come possibile, offrendo altri tipi di servizi.

Le precisazioni dell'Agenzia delle Dogane

L'ADM riferisce in un comunicato che "l’attività, a seguito di esposto/denuncia, è stata sviluppata al fine di verificare l’osservanza delle imposizioni tributarie in materia di gioco e con riguardo alla corretta applicazione della normativa volta alla tutela e alla salute dei minori" e che ha interessato quattro esercizi commerciali. "A dimostrazione della mancata veridicità delle notizie diffuse da alcuni destinatari dei provvedimenti, in uno dei 4 casi sottoposti a controllo, l’operatore commerciale ha esibito e messo a disposizione degli ispettori, la documentazione amministrativa attualmente riconosciuta corretta per l’esercizio dell’attività di gioco nella sala LAN", prosegue il comunicato. "Ciò ha permesso alla Direzione Giochi, di riconoscere la legittimità dell’attività posta in essere dal soggetto privato e, pertanto, di concludere l’ispezione amministrativa senza alcun rilievo né contabile né amministrativo". "Negli altri tre casi, ADM ha, invece, provveduto a redigere verbali di sequestro amministrativo ai sensi della legge 689/81, per le apparecchiature destinate al gioco, prive di ogni forma di autorizzazione, licenza, concessione non costitutiva, permesso o nulla osta  comunque denominato. In particolare, in uno di questi tre casi, lo stesso operatore, all’atto della presentazione della segnalazione certificata d’inizio attività all’Ente comunale, dichiarava di installare videogiochi che, tuttavia, erano completamente privi di certificazione e titoli autorizzatori". Nel comunicato, l'ADM afferma che i controlli sono stati fatti proprio per tutelare gli operatori delle sale LN e smentisce anche una delle ipotesi che era circolata sul futuro del settore. "Tutte le manifestazioni di settore, comprese le fiere tematiche e l’esercizio del gioco nelle stesse sale LAN, non sono in alcun modo pregiudicate se svolte nel rispetto delle regole di settore".

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