In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Live In Firenze, nell'anno del Covid le mafie hanno accresciuto il potere

Cronaca

La lotta alle mafie è stato il tema al centro del confronto con il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri e il direttore della Criminalpol e Vice Capo della Polizia Vittorio Rizzi, ospiti di Ketty Riga. La pandemia ha dato forza alle mafie in un momento di crisi per le imprese, per questo il contrasto alla criminalità organizzata è diventato ancora più vitale

Condividi:

Come si è mossa la criminalità organizzata nell’anno della pandemia? I clan sono stati ad osservare oppure hanno agito con prontezza per sfruttare l’emergenza covid? E’ partendo da questa domanda che nel panel “Covid e Mafie” di Live IN firenze, si è cercato di capire quanto sia stata forte l’ingerenza della criminalità organizzata nell’anno buio della pandemia.

Dalle testimonianze raccolte è emerso un quadro drammatico: le mafie hanno intercettato i bisogni delle imprese in crisi, hanno speculato sui bisogni della gente ed hanno elargito e prestato soldi - in alcuni casi anche a costo zero – in pochissimo tempo. Lo Stato invece per concedere i ristori e gli aiuti ad attività e persone in difficoltà ci ha impiegato mesi. Un ritardo che ha significato un grande ritorno nelle casse della criminalità organizzata. Con l’usura - ha detto il Procuratore Nicola Gratteri - la mafia ha potuto riciclare soldi sporchi, infiltrarsi nell’economia legale, rilevare attività in crisi, soprattutto nella ristorazione il comparto che ha sofferto di più. Prestiti che hanno consentito ai boss di aumentare il proprio consenso e il prorpio potere sul territorio.

Adesso la sfida del presente, ha aggiungo il Vice Capo della Polizia il Prefetto Vittorio Rizzi,  è evitare che anche un centesimo dei mld del Recovery Plan finisca nelle mani dei boss.

 

LIVE IN FIRENZE: LA DIRETTA

Gratteri: le mafie comprano senza passaggi di proprietà

“Le mafie non hanno regole, né bisogno di garanzie - spiega Gratteri - l’usurato dalle mafie sa che la garanzia è la sua stessa vita. Quest’anno è successo qualcosa che va oltre: le mafie comprano senza passaggio di proprietà, come se non fosse successo nulla. Un proprietario continua a gestire la sua attività come se nulla fosse, ma dietro si sono i soldi della mafia. Alberghi, ristoranti, pizzerie sono state le catergorie più esposte. Un grande affare per le mafie, loro hanno pensato che prima o poi si uscirà da questa pandemia e diventerà produttivo investire in alberghi, ristoranti e pizzerie.

 

Gratteri: usura in aumento, è una lenta agonia

"Abbiamo ricevuto molte più denunce per usura - spiega Gratteri - questo reato dura per anni, quindi ancora è presto per fare statistiche. Dura anni perché è una lenta agonia. Deve essere incastrato bene l’usurato. Non si denuncia per paura e perché c’è sempre l’idea di uscirne. E' una dipendenza, come per la tossicodipendenza".

 

Gratteri: gli Stati in Europa negano la presenza di mafie al loro interno

"L’Italia dal punto di vista normativo per l’antimafia è tra le più evolute del mondo - spiega Gratteri - il dramma è l’Europa. Purtroppo l’Europa non è attrezzata per contrasto alle mafie e al riciclaggio. Se parto dall’Italia con due valigie piene di euro, entro in un autosalone di Francoforte, compro un’auto da 80mila euro in contanti e me ne torno in Italia, nessuno mi chiede dove ho preso quei soldi. L’Euorpa è una grande prateria, si occupa poco di sicurezza. Da un punto di vista sostanziale, se devo indagare su un traffico di droga, e il trafficante si muove tra Gemania, Belgio e Olanda, io mi devo raffrontare con sistemi giudiziari diversi. L’Italia ritengo abbia gli strumenti giusti - sottolinea Gratteri - sono gli altri Stati che non vogliono riconoscere che nei loro Stati c’è la mafia. Il Paese con la maggior densità 'ndranghetista dopo l’Italia è la Germania. Ci sono decine di locali della 'ndrangheta. Ma non si creano il problema. Dovrebbero spiegare ai loro cittadini perché da 25 anni negano l’esistenza delle mafie. Dire che lì ci sono le mafie significa scoraggiare gli investitori stranieri".

 

Gratteri: manca la volontà politica per cambiare le regole affinché non sia conveniente delinquere

Gratteri ricorda che "il vaccino contro la mafia c'è, va migliorato. Ancora oggi in Italia è conveniente delinquere. Bisogna cambiare le regole del gioco, ma non mi pare ci sia la volontà politica per cambiare le regole del gioco affinché non sia conveniente delinquere".

approfondimento

Live In Firenze, mafie e covid: il racconto di una vittima di usura

Rizzi: Italia capofila in Europa per il contrasto alle mafie

Secondo Rizzi, "la variante mafia è stata la prima che lo Stato ha preso in considerazione. L’Osservatorio per verificare se ci fossero infiltrazioni nell’economia reale parte un mese dopo l’esplosione della pandemia. C’è una resilienza delle mafie, ma anche degli apparati di sicurezza dello Stato. Il vero rischio è quando l’infiltrazione è silente, senza che cambino gli assetti societari. L’Italia è capofila di 11 paesi dell’Unione e dell’Europol per capire se c'è un rischio concreto. Il rishio c’è, è un rischio reale. La fotografia dell’ultimo report è di un 25% di soggetti che in alcune città campione in Italia è entrata nell’economia reale con una liquidità di cui disponde la mafia".

 

Rizzi: ci preoccupano i crediti deteriorati, arriveranno fondi

"L’usura - spiega Rizzi - è un reato odioso. Se noi facciamo un focus sulla città di Napoli, dove è aumentato il fenomeno dell’usura, dall’inizio dell’anno ci sono dieci denunce per usura. Dieci non è nulla, non rappresenta un fenomeno quantificabile in termini di allarme. Non deve far preoccupare solo l’usura, quanto la possibilità di subentrare negli assetti societari e delle imprese in crisi. Ci preoccupano i crediti deteriorati nella pancia delle banche. Il sistema creditizio vive attraverso moratorie e dilazioni. Arriveranno fondi e aiuti. La sfida è tutta qui: questi crediti possono salvare le attività se i soldi saranno spesi bene."

 

Rizzi: arsenale italiano contro le mafie è efficace, il problema è in Europa

"Sui soldi del Pnrr - osserva Rizzi - faremo focus specifici con l’Osservatorio. La sfida vera è arrivare prima, perché se interviene l’autorità giudiziaria vuol dire che è troppo tardi e abbiamo già perso la partita. Per fare questo stiamo mettendo a fattore comune le nostre esperienze, e abbiamo lanciato una sfida ai Paesi dell’Unione invitandoli a Roma, perché la sfida non è solo una sfida dell’Italia contro le mafie, ma una sfida dei Paesi europei contro le infiltrazioni. L’arsenale degli strumenti che ha il nostro Paese contro le mafie è molto efficace. Il problema è vedere cosa accadrà negli altri Paesi. Condividere le best practice sarà uno strumento vincente".

 

Rizzi: gli Stati esteri devono essere consapevoli delle mafie

"Il tema centrale  - conclude Rizzi - è la consapevolezza degli Stati esteri della pericolosità e pervasività delle mafie. Il messaggio che passa è che la preoccupazione principale sia per l’Italia, ma la domanda vera è se sono pronti gli altri Stati a reggere questo urto. Se penso al linguaggio della legalità, io penso alla cattura di Morabito. A questo penso".

approfondimento

Live In Firenze, testimone di giustizia: mafie più veloci dello Stato

Chi è Nicola Gratteri

È uno dei magistrati più esposti nella lotta contro la ‘ndrangheta. Ha indagato sulla strage di Duisburg e sulle rotte internazionali del traffico di droga. La sua carriera in magistratura inizia molto presto. È sotto scorta dal 1989. Dal 2016 è procuratore della Repubblica di Catanzaro. Assieme ad Antonio Nicaso ha pubblicato, per Mondadori, diversi bestseller: La malapianta (2010), Oro Bianco (2015), Storia segreta della ‘ndrangheta (2018), Ossigeno illegale, come le mafie approfitteranno dell’emergenza Covid per radicarsi nel territorio italiano.

Chi è Vittorio Rizzi

Vittorio Rizzi svolge le funzioni di vice capo della Polizia, direttore centrale della polizia criminale. Ha diretto a Bologna il Gruppo investigativo “Marco Biagi” per le indagini sui terroristi responsabili della morte del giuslavorista. Nel suo percorso professionale è stato direttore della Polizia Stradale, questore dell’Aquila, direttore dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza di Palazzo Chigi, direttore centrale anticrimine della Polizia di Stato. Dal 2018 è titolare dell’insegnamento di Criminologia presso il Dipartimento di Psicologia della Sapienza, Università di Roma.