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Funivia, pm a Sky TG24: Gip non ha smontato inchiesta, avanti per accertare responsabilità

Cronaca

Commentando la decisione del gip di disporre i domiciliari per Gabriele Tadini e di rimettere invece in libertà Enrico Perocchio e Luigi Nerini, il pm Olimpia Bossi spiega: "Le indagini proseguiranno soprattutto mediante gli accertamenti di carattere tecnico sulle ragioni per le quali la fune si è spezzata". E aggiunge: Tadini ha ammesso di aver utilizzato il forchettone per fermare i freni di emergenza “più volte, non soltanto il giorno dell’incidente ma numerose altre volte”

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“Le indagini non si fermano. Non direi che il Gip ha smontato il nostro impianto accusatorio“. A dirlo, ai microfoni di Sky TG24, è Olimpia Bossi, Procuratore della Repubblica di Verbania, che ha commentato la decisione del gip Donatella Banci Buonamici di disporre i domiciliari per Gabriele Tadini e di rimettere invece in libertà gli altri due fermati per il crollo della funivia del Mottarone, Enrico Perocchio e Luigi Nerini (FOTO - LE VITTIME - I PRECEDENTI). “Le indagini proseguiranno soprattutto mediante gli accertamenti di carattere tecnico sulle ragioni per le quali la fune si è spezzata, determinando poi, in mancanza del sistema di sicurezza, il crollo della funivia” in cui sono rimaste uccise 14 persone, spiega Bossi (LE IPOTESI SULLA ROTTURA DELLA FUNE - COME FUNZIONA LA FUNIVIA).

Pm: consulenti tecnici stabiliranno perché cavo si è spezzato

Tadini, ha confermato il pm, ha ammesso di aver utilizzato il forchettone per fermare i freni di emergenza “più volte, non soltanto il giorno dell’incidente ma numerose altre volte”. “Il fatto stesso che il cavo si sia spezzato o sfilato indica che certamente un problema c’è stato. Noi conferiremo l’incarico ai consulenti tecnici che stabiliranno le ragioni per le quali questo evento -rarissimo - si è verificato”.  “Tutto è stato repertato", ha aggiunto Bossi, "procederemo a rimuovere la cabina e poi saranno i consulenti tecnici ad analizzare l'impianto e a dirci che cos’è che ha determinato la rottura del cavo”.

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La possibilità che ci siano altri indagati

Tornando sulle posizioni di Tadini, ai domiciliari, e Perocchio e Nerini, che sono invece stati rimessi in libertà, il pm ha sottolineato: “Vorrei precisare che la fase cautelare è una fase che riguarda lo stato di libertà degli indagati. Ma il fatto che non sia stata applicata la misura cautelare non significa affatto che la posizione di queste persone sia stata definita, restano indagati per gli stessi reati”. E sul fatto che ci potrebbero  essere dei margini per avere altri indagati, Bossi ha chiarito: “Queste sono valutazioni che sono rimesse esclusivamente al vaglio della procura e quindi in questo senso noi certamente approfondiremo questo tema”. “Non sono in grado assolutamente di escludere o confermare che ci saranno altri indagati”, ha aggiunto, “dobbiamo rivalutare tutto il materiale e procedere nell'acquisizione di ulteriori elementi di indagine, che sono acquisizioni documentali e di altro genere di materiali”. “Da qui potrebbe emergere eventualmente la corresponsabilità di altri soggetti”, ha concluso Bossi.

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