Hanno meno di 30 anni e tanta voglia di tornare alla normalità. Sono i giovani che hanno aderito ai due open day organizzati dalla città di Caserta, ricevendo la loro prima dose di vaccino Astrazeneca. Documenti alla mano, attendono il loro turno in file ordinate. C’è chi si presenta persino con una felpa indossata a metà, impaziente di ricevere la sua dose di vaccino. Ecco il racconto di una notte trascorsa all'interno dell'hub della Caserma Ferrari-Orsi
Nessun timore negli occhi, ma solo la speranza di tornare alla normalità. Sono gli over 18 che hanno potuto ricevere la loro prima dose di vaccino Astrazeneca alla Caserma Ferrari Orsi di Caserta, sede della Brigata Bersaglieri Garibaldi. Merito di ben due open day, organizzati dall’esercito e dall’ASL locale. Quarantuno ore di somministrazioni non stop tra l’11 e il 12 maggio scorso, 24 ore tra il 18 e il 19 maggio e quasi 14mila vaccinati in totale. Numeri notevoli a cui se ne aggiunge un altro: l’età media bassissima, la maggior parte di loro ha, infatti, meno di 30 anni.
Le storie dei giovani vaccinati
Ci sono i neodiciottenni, impazienti di rivendicare il primo diritto conquistato in questa vita post pandemia. Brandiscono la loro tessera sanitaria con la stessa gioia di quando si prende la patente o si va a votare per la prima volta. “Siamo stati svegli fino alle 3 di notte per poterci prenotare”, raccontano due di loro, emozionati come se fossero in attesa di conoscere il loro cantante preferito durante un firmacopie. C’è chi lavora a contatto con il pubblico, in negozi o ristoranti, e desidera vaccinarsi per mettere al sicuro se stesso e gli altri. Chi vive in casa con i nonni e ha paura di metterli in pericolo. “Non vedevo l’ora che arrivasse questo momento, per tutelare i miei familiari”, racconta un diciannovenne.
La catena di montaggio dell'hub di Caserta
Arrivano con documenti compilati alla mano, aspettano in file ordinate, rispettando il proprio turno. Da fuori sembra una grande catena di montaggio umana. Fuori dalla caserma di Caserta i militari accolgono quanti si sono registrati per la vaccinazione. Scendono dalle macchine, in alcuni casi accompagnati da genitori o amici, altri vengono a piedi o in bicicletta. Entrano nella tensostruttura allestita e ad accoglierli è un gruppo di medici, pronti a fare loro l’anamnesi: eventuali allergie, intolleranze, patologie, sono le prime domande che pongono. Una volta firmati i documenti è la volta dell’accettazione: codice fiscale e tessera sanitaria per registrarsi. A quel punto si attende la propria chiamata. Un membro del personale sanitario fa un cenno con la mano e ci si incammina verso la postazione libera.
La fiducia nella scienza degli over 18
C’è chi immortala il momento storico con uno scatto, chi sfida la propria paura degli aghi guardando altrove e chi si presenta persino con una felpa indossata a metà e un braccio scoperto, impaziente di ricevere la sua dose di vaccino.
E alla domanda se ci sia o meno qualche timore nei confronti di Astrazeneca, la risposta è una: c’è fiducia nella scienza. “Penso che sia valido ogni vaccino che hanno scelto di sottoporci, per cui ho accettato tranquillamente. Il mio desiderio è quello di poter tornare, una volta ricevuta anche la seconda dose, alla vita di tutti i giorni con un po’ più di serenità”, spiega uno dei giovani presenti, subito dopo essere stato vaccinato.
Il racconto degli operatori sanitari
Ad accompagnarli fuori dal tunnel – o quantomeno così vicino all’uscita da poter vedere la luce – è il personale sanitario, altrettanto giovanissimo.
“È una soddisfazione grandissima. Questo gesto che hanno fatto i miei coetanei e il senso di responsabilità che hanno mostrato dà a tutti noi maggiore motivazione per sconfiggere il Covid - racconta Fiore, membro del personale sanitario - Chi più dei giovani può trasmettere un messaggio di rinascita dopo questa situazione drammatica”.
Li rincuorano, li tranquillizzano. Fanno scegliere loro il braccio dove poter effettuare la somministrazione. Ascoltano musica a tutto volume da una piccola cassa posizionata sul tavolo dove, concentrati e attenti, tre di loro preparano le siringhe, una dopo l’altra. A ogni ora che passa gli infermieri applaudono se stessi, per darsi forza, e quei loro coetanei che hanno dimostrato così tanta maturità.
“Vengono a vaccinarsi non solo per loro stessi, ma per i loro familiari”, spiega Francesca, giovane infermiera che presta servizio all’hub di Caserta. “Tutti noi abbiamo subito delle perdite – continua la collega Marika – e i giovani che sono qui presenti dimostrano lo stesso coraggio con cui hanno affrontato questo anno difficile”.
La luce fuori dal tunnel
Se si chiudessero gli occhi e si ascoltassero solo la musica, le risate e le chiacchiere spensierate, sembrerebbe quasi di trovarsi a un aperitivo sulla spiaggia o a una festa di compleanno. A richiamare tutti al presente è la voce al megafono del personale che pronuncia il nome di chi, dopo aver atteso i consueti 15 minuti di attesa post vaccinazione, può tornare a casa. Seduto in fondo all’hub, c’è infatti chi ha ricevuto il suo primo biglietto per tornare alla normalità. “Sto bene mamma. Non ho avuto paura e ora sono tranquilla - dice una ragazza, parlando al telefono – Pensa che avevo l’appuntamento alle 2.30 e mi hanno già vaccinata all’1.50”. Alcuni restano silenziosi, in attesa di essere chiamati. Altri fanno amicizia con il loro vicino di sedia o chiacchierano tra loro. “Hai visto quando avremo la seconda vaccinazione? - chiede un giovanissimo alla ragazza seduta accanto a lui – il giorno del tuo compleanno!”, le dice con gli occhi che gli sorridono. “Che figata!”, risponde lei.