Secondo quanto riferito dal suo avvocato, il ragazzo sarebbe disperato e consapevole della gravità del reato. E avrebbe chiesto come sta la ragazza, che in serata è stata estubata e ha parlato con i genitori
È disperato il giovane 15enne accusato di aver accoltellato Marta Novello. La 26enne è ricoverata in ospedale a Treviso in condizioni gravi: nella serata di oggi è stata estubata, è cosciente e ha parlato con i genitori.
Il ragazzo ha passato una notte nel Centro di prima accoglienza accanto al carcere di Santa Bona. “Sono disperato, ditemi come sta Marta, io non volevo farle del male”, avrebbe detto secondo quanto riferito dal suo avvocato d’ufficio Matteo Scussat.
I messaggi sul gruppo WhatsApp
La dinamica dei fatti è ancora al centro delle indagini, che si concentrano anche sui messaggi scambiati all’interno di un gruppo WhatsApp a cui apparteneva il giovane. Pochi messaggi, per la verità, uno suo alle 13:55. “Chi esce oggi?”. Una sola risposta, negativa, da parte di un amico, poi il silenzio. Adesso i compagni dello studente si chiedono se avrebbero potuto evitare ciò che è successo: “Se gli avessimo detto di sì, forse, questa storiaccia non sarebbe mai successa”.
La preoccupazione della madre
Sullo stesso gruppo, più tardi, un nuovo messaggio, stavolta mandato dalla madre del ragazzo, alle 18:11. “Se (omissis) è lì… ha dimenticato il tel a casa”. La risposta due minuti dopo: “Ciao (omissis) non so dove sia”. La preoccupazione della madre aumentava proprio mentre il figlio era stato condotto in arresto con la pesante accusa di tentato omicidio. L’aggressione sarebbe avvenuta intorno alle 17, con Marta Novello colpita da una ventina di coltellate a poche centinaia di metri da casa sua. Nel colloquio con l’avvocato, l’adolescente non avrebbe sciolto i dubbi sul movente ma avrebbe mostrato di essere consapevole della gravità del reato.
Ipotesi rapina degenerata
Le indagini dei carabinieri coordinati dal pubblico ministero Giulia Dal Pos della Procura per i minorenni di Venezia proseguono, e la pista ritenuta più credibile al momento è quella di un tentativo di rapina degenerato. Non risulta al momento che aggressore e vittima si conoscessero, anche se non è del tutto escluso che ci fosse un qualche tipo di conoscenza anche superficiale, visto che i due vivono a pochi metri di distanza e frequentano la stessa parrocchia.
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