Il ministro della Salute ha firmato un provvedimento che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino alla data di scadenza del dpcm del 14 gennaio 2021
Dopo le avvisaglie della mattinata lanciate dal Comitato Tecnico Scientifico sul pericolo della riapertura degli impianti il 15 febbraio, il ministro della salute Speranza ha firmato lo stop allo sci fino al 5 marzo. Il provvedimento tiene conto dei più recenti dati epidemiologici sul covid-19 (GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE) comunicati venerdì 12 febbraio dall'Istituto Superiore di Sanità riguardanti soprattutto la variante inglese.
Preoccupazione per le varianti Covid
La preoccupazione per la diffusione della variante inglese e di altre varianti del coronavirus (LA SITUAZIONE IN ITALIA), precisa il ministero, ha portato all'adozione di misure analoghe in Francia e in Germania. Nel verbale del 12 febbraio, il Comitato Tecnico Scientifico, con specifico riferimento alla riapertura degli impianti sciistici nelle Regioni inserite nelle cosiddette 'aree gialle', afferma che "allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive vigenti, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale". Il Governo, ha spiegato Speranza "si impegna a compensare al più presto gli operatori del settore con adeguati ristori".
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Ricciardi: “Variante inglese arrivata con gli impianti sciistici”
Sempre oggi Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, aveva dichiarato all’Ansa di voler chiedere proprio a Speranza un “lockdown totale in tutta Italia immediato, che preveda anche la chiusura delle scuole, facendo salve le attività essenziali, ma di durata limitata”. Riferendosi proprio allo sci, Ricciardi aveva sottolineato che “gli impianti non andrebbero riaperti” perché “la variante inglese è giunta in Europa proprio 'passando' dagli impianti di risalita in Svizzera".
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Giorgetti-Garavaglia: ora ristori sci, non bastano 4,5 mld
"La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione: che risposte si danno e in che tempi al documento predisposto dalle regioni? Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, probabilmente ne serviranno di più, a maggior ragione se ci sono altri stop. Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno va indennizzato; già subito nel prossimo decreto", hanno fatto sapere i ministri Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia dopo il nuovo stop.
Presidente Valle d'Aosta: "Manca rispetto per la montagna"
"Una chiusura comunicata alle 19 della vigilia dell'apertura, prevista da settimane, dopo mesi di lavoro su protocolli, assunzioni, preparazione delle società, è sinceramente inconcepibile. Pur capendo le motivazioni sanitarie, la procedura non è sinceramente spiegabile e certamente non è un segno di rispetto e di correttezza di tutto il mondo economico che gira intorno alla montagna e allo sci. Sono molto amareggiato", ha dichiarato il presidente della Regione Valle d'Aosta, Erik Lavevaz.
Il 5 febbraio era arrivato l'ok alla partenza della stagione
Solo 10 giorni fa gli esperti avevano invece approvato l'apertura degli impianti nelle zone gialle, bocciando invece la proposta delle regioni in base alla quale gli impianti avrebbero potuto riaprire anche in zona arancione. Per la Coldiretti la notizia avrebbe comunque avuto degli effetti non solo sulle piste da sci ma anche sull'intero indotto delle vacanze in montagna, per un valore stimabile in circa un miliardo, dall'alloggio alla ristorazione, dagli agriturismi ai rifugi fino alle malghe con la produzione dei pregiati formaggi. Sugli impianti ci sarebbero stati ingressi contingentati, così come sulle piste (attraverso il numero chiuso degli skypass).