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Terrorismo, misure cautelari per 12 anarchici a Bologna

Cronaca
©Ansa

L’operazione “Ritrovo” dei carabinieri, coordinata dalla Procura di Bologna, è in corso anche a Firenze e Milano. L'inchiesta è partita da un attentato incendiario nel dicembre 2018. Gli indagati sono accusati di aver partecipato anche ad azioni contro l’apertura dei Cpr per migranti e di aver sostenuto le rivolte nelle carceri legate all'emergenza coronavirus

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Tra Bologna, Firenze e Milano è in corso un’operazione contro una presunta associazione terroristica eversiva accusata di condurre una “campagna di lotta anti-Stato”. A Bologna, in particolare, i carabinieri del Ros e del comando provinciale hanno eseguito nella prima mattina del 13 maggio un’ordinanza cautelare nei confronti di 12 presunti anarcoinsurrezionalisti, 7 in carcere e 5 all’obbligo di dimora, accusati di un attentato incendiario nel capoluogo emiliano risalente al dicembre 2018 e di atti di violenza con finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico. In particolare, secondo la ricostruzione degli inquirenti, le persone in questione sarebbero coinvolte in azioni contro l’apertura dei Centri permanenti di rimpatrio (Cpr) e, recentemente, avrebbero sostenuto le rivolte nelle carceri legate all'emergenza coronavirus (GLI AGGIORNAMENTI LIVE - LO SPECIALE - GRAFICHE).

L'inchiesta partita nel dicembre 2018

L’operazione dei carabinieri è stata ribattezzata “Ritrovo” ed è coordinata dalla Procura bolognese. L’inchiesta è partita da un attentato incendiario a Bologna della notte tra il 15 e il 16 dicembre 2018 contro ripetitori di reti televisive, ponti radio delle forze di polizia e antenne di ditte che forniscono servizi di intercettazioni e di sorveglianza audio-video, tutti collocati in via Santa Liberata, sui colli, nei pressi di Monte Donato. In quell’occasione gli inquirenti ritrovarono materiale di combustione e la scritta: “Spegnere le antenne, risvegliare le coscienze solidali con gli anarchici detenuti e sorvegliati”. Da lì le indagini si sono indirizzate sugli attivisti dello spazio “Il tribolo” di Bologna: intercettazioni e altri accertamenti hanno ricostruito i rapporti tra gli indagati e altri gruppi di altre città, con pubblicazioni su blog e siti di area.

Le azioni contro l'apertura dei Cpr

Le indagini della Procura di Bologna e dei carabinieri hanno anche accertato il coinvolgimenti delle stesse persone in azioni di danneggiamento, manifestazioni pubbliche e cortei non organizzati con l’obiettivo di contrastare e impedire l’apertura dei Cpr, i Centri permanenti di rimpatrio, e in generale contro la gestione dell’immigrazione da parte del governo. Gli indagati avrebbero provocato anche violenti scontri con le forze dell’ordine, danni a condomini ed edifici pubblici, con scritte minatorie e offensive nei confronti delle istituzioni e di banche, come accaduto con gli sportelli bancomat della Banca Popolare Emilia-Romagna di Bologna.

Il coinvolgimento nelle proteste nelle carceri

Nell’ultimo periodo, infine, gli appartenenti al gruppo anarchico si sarebbero incontrati per offrire il proprio “diretto sostegno” alle rivolte in corso in diverse carceri d’Italia e scoppiate in seguito alle restrizioni a visite e colloqui imposti a causa del coronavirus. In particolare gli indagati avrebbero partecipato a momenti di protesta a Bologna. In questo senso, sottolineano i carabinieri, le misure cautelari assumono “una strategica valenza preventiva volta a evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale” legati all’epidemia “possano insediarsi altri momenti di più generale campagna di lotta anti-Stato”.

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