Il suo intervento è stato determinante prima dell'arrivo dei soccorsi. Poco prima l'insegnante di educazoine fisica aveva parlato agli studenti proprio del muscolo cardiaco. "Bisogna chiedere il certificato medico anche per l'educazione fisica"
"Io speravo e massaggiavo, massaggiavo e speravo, in attesa che arrivasse il 118". È il racconto dei concitati momenti vissuti ieri, 26 settembre, dal professore di educazione fisica che ha salvato un diciasettenne colpito da arresto cardiaco durante l'ora di educazione fisica. Intorno a mezzogiorno, all’Istituto tecnico industriale Pacinotti di Taranto, il ragazzo stava facendo una corsetta di riscaldamento quando è caduto a terra perdendo conoscenza.
Il malore e poi il soccorso
Avvisato dagli alunni, il professore Mauro Alessano, 61 anni e insegnante da 33, si è subito avvicinato per capire cosa stava succedendo e, accortosi che il giovane era in arresto cardiaco, ha chiamato il 118 e ha iniziato il massaggio cardiaco. "Mi sono precipitato lì. In quel momento bisogna agire e basta. Bisogna intervenire anche se non si è preparati abbastanza, anche se non si conosce perfettamente la tecnica. Io non so se sono riuscito a fare bene il massaggio cardiaco, ma abbiamo salvato una vita", ha raccontato a Repubblica. Quei minuti sono stati necessari per non far degenerare la situazione prima dell’arrivo degli uomini del 118: "In quel momento non hai una percezione obiettiva del tempo. Io speravo e massaggiavo, massaggiavo e speravo, in attesa che arrivasse il 118. In ambulanza il ragazzo è stato rianimato con il defibrillatore per due volte sino a quando non si è ripreso una volta in ospedale". (TARANTO: PROF SALVA 17ENNE COLPITO DA ARRESTO CARDIACO)
Educazione e rianimazione cardiaca
Come spiegato a Repubblica, per coincidenza, prima di passare alla pratica in palestra Alessano e un collega avevano fatto mezz'ora di lezione teorica sulle manovre di emergenza, parlando proprio del cuore. Nel corso dell'intervista rilasciata al quotidiano, il professore ne ha così approfittato per affrontare una questione importante: la scarsità di educazione alle principali tecniche di primo soccorso per i più giovani. "Da sei anni organizziamo dei corsi (che sono purtroppo a pagamento) per i ragazzi, e almeno 300 di loro hanno ottenuto il brevetto". C’è inoltre, come fatto notare, poca attenzione alle condizioni di salute dei ragazzi rispetto alle loro ore di educazione fisica: "Purtroppo a scuola per fare attività curriculare motoria non bisogna portare nessun certificato medico. E questo è assurdo. Abbiamo una grande responsabilità, e molto spesso i ragazzi per timidezza non comunicano se hanno patologie particolari. Noi invece dovremmo saperlo. Oggi dopo due minuti di corsetta i miei alunni erano già sfiancati e non ce la facevano più. Queste sono le condizioni in cui lavoriamo".