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Manduria, anziano ucciso da baby gang: nella casa della vittima i segni della violenza

Cronaca

14 giovani sono indagati per la morte del 66enne nel Tarantino. Il gruppo condivideva su Whatsapp i video delle aggressioni all’uomo, che bullizzavano da tempo. E spunta un esposto dei vicini, che avevano denunciato i soprusi

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Antonio Cosimo Stano aveva 66 anni, soffriva di disagio psichico e da tempo veniva bullizzato da un gruppo di ragazzini che su Whatsapp condivideva i video delle aggressioni. E’ successo fino al 6 aprile, fino a quando è stato ricoverato in ospedale dove è morto il 23 aprile. E’ quanto emerge dalle indagini ancora in corso sull’omicidio che ha scosso Manduria, nel Tarantino.

I segni delle violenze

A casa della vittima ci sono i segni delle violenze dei raid della baby-gang, composta da 12 minorenni, tra i 16 e 17 anni, e due maggiorenni di 19 e 22 anni. Impressi sul legno del portone di casa della vittima ci sono le tracce dei pugni e delle bastonate che il branco sferrava perché Antonio Cosimo gli aprisse. I ragazzini si accanivano con forza contro quella casetta bassa proprio davanti al complesso parrocchiale di San Giovanni Bosco, che oggi è un cantiere aperto. 

Lo chiamavano "pazzo" nelle chat, sottolinea il presidente dell'Ordine regionale degli Psicologi della Puglia, Antonio Di Gioia: sui social i ragazzi condividevano "quelle che per loro erano solo bravate, marachelle. Il branco aveva riconosciuto in quell'uomo una persona indifesa, lontana da un gruppo sociale che avrebbe potuto fare rete con lui. Filmavano e condividevano le incursioni nell'abitazione di Stano, documenti che non li ponevano in condizione di riconoscere la gravità di quanto stessero facendo; anzi, servivano evidentemente a rinforzare l'appagante sensazione di prevaricazione".

Esposto dei vicini

E’ possibile che nessuno nel vicinato abbia mai notato la baby gang, ci si chiede ora? E' "imbarazzante - rincara la dose Massimo Frateschi, consigliere dell'Ordine regionale degli Psicologi della Puglia - il silenzio di quella parte di comunità che sapeva e ha taciuto. Una indifferenza che ha impedito a questi giovani di ritrovare il senso della realtà”.

Ma non è andata così, in queste ore infatti è emerso che i vicini avevano presentato denuncia alla polizia attraverso un esposto firmato da 7 persone residenti in via San Gregorio magno, la via dove viveva Antonio Cosimo Stano. "Da alcune  settimane, durante le ore serali e le prime ore del mattino - si legge in una prima denuncia - si stanno verificando diversi episodi di atti  illeciti commessi da ignoti (circa 5/6 persone) a danno del signor  Antonio Cosimo Stano". E ancora: "Nello specifico, segnaliamo continui e reiterati danneggiamenti che tali ignoti stanno perpetrando a danno  dell'abitazione (...) con lancio di pietre e oggetti vari al prospetto dell'abitazione e dando calci e colpi diretti alla porta d'ingresso e  agli infissi della medesima casa".

Solo due con precedenti penali

Dei 14 indagati per la morte dell’uomo, solo due di loro hanno precedenti. Gli altri sono sempre stati considerati "bravi ragazzi", quasi tutti frequentano ancora la scuola, vivono in contesti familiari definiti "normali", e, stando alle dichiarazioni dei loro legali, ora si dicono pentiti di quello che hanno fatto.