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Treno deragliato a Pioltello, un anno dal disastro. Mattarella: "Sicurezza prima di tutto"

Cronaca

Il 25 gennaio 2018 il regionale 10452, sulla tratta Milano-Venezia, uscì dai binari. Tre persone sono morte, 46 rimaste ferite. Il ministro Toninelli: "Chiedo scusa a nome dello Stato"

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È passato un anno dal disastro ferroviario di Pioltello. Era la mattina del 25 gennaio 2018 quando il treno regionale Trenord 10452, sulla Milano-Venezia, proveniente da Cremona e diretto alla stazione Porta Garibaldi del capoluogo lombardo, uscì dai binari a Pioltello-Limito (LE FOTO DALL'ALTO). L’incidente ha causato 3 vittime e quasi 50 feriti. E la magistratura è ancora al lavoro per accertare definitivamente le responsabilità. Nella giornata della commemorazione del primo anniversario, il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli ha chiesto "scusa a nome dello Stato". Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in una nota, ha dichiarato: "La tragedia rappresenta un monito. Vanno assicurati standard di controllo e di manutenzione atti a scongiurare rischi ai cittadini che utilizzano servizi pubblici", esprimendo "vicinanza e solidarietà ai familiari delle vittime e a tutti coloro che hanno patito per le conseguenze di un disastro ingiustificabile". 

La dinamica dell’incidente

Il treno 10452 di Trenord, operativo solo nei giorni lavorativi, era partito da Cremona verso le 5.30 e sarebbe dovuto arrivare a Milano alle 7.24, dopo aver percorso le linee Treviglio-Cremona e Milano-Venezia (gestite da Rfi). Il giorno della tragedia, il convoglio trasportava circa 350 passeggeri, la maggior parte pendolari diretti nel capoluogo. Alle ore 6.57, subito dopo aver superato la stazione di Pioltello-Limito, il treno viaggiava a circa 140 km/h quando tre vagoni uscirono dai binari fino a quando uno si schiantò contro due pali della linea elettrica (LE IMMAGINI DELLA TRAGEDIA).

Le vittime

La macchina dei soccorsi si attivò immediatamente (IL VIDEO SUBITO DOPO L'INCIDENTE). Vigili del fuoco, medici e volontari della protezione civile, hanno dovuto far scendere i superstiti dai finestrini o tagliando le lamiere. Ad avere la peggio furono i passeggeri del terzo vagone, quello che si accartocciò su un palo elettrico. Il bilancio definitivo fu di tre vittime, tutte donne: Pierangela Tadini, 50 anni, Giuseppina Pirri, 39, e Ida Maddalena Milanesi, 61. I feriti furono poco meno di 50.

Le conseguenze

Rete Ferroviaria Italiana (gestore della rete) dopo l’incidente ha interrotto la circolazione sui 4 binari della Milano-Brescia fino alle ore 23 (I LAVORI SUI BINARI). E la linea è stata parzialmente riaperta il giorno successivo. Ma la tratta ha subìto grossi disagi nelle settimane seguenti: anche per permettere le indagini e le perizie, per oltre un mese il traffico è stato limitato a due dei quattro binari (LE FOTO DELLA RIMOZIONE DEI VAGONI). Il giunto rotto è stato sostituito dopo gli accertamenti degli inquirenti e i lavori per ripristinare l'infrastruttura sono stati effettuati - dopo l’autorizzazione degli inquirenti - tra il 15 febbraio 2018 e il 1 marzo 2018. A oggi l'indice di puntualità sulle linee che passano da Pioltello non è ancora tornato agli standard pre-incidente. Solo a fine 2018 il gap rispetto ai dati precedenti alla tragedia è stato quasi completamente recuperato.

Le cause dell’incidente

L'ipotesi che si è fatta strada quasi subito fu quella del cedimento di una piccola parte del binario. E i sospetti si concentrano su un “giunto” di 23 centimetri, saltato dalla sua collocazione e quindi responsabile del deragliamento del treno dalle rotaie. Molte persone che si trovavano a bordo (tra cui il macchinista) hanno raccontato di aver sentito le poltrone vibrare per circa 3-4 minuti prima dell’impatto. Dopo mesi di accertamenti e perizie si è arrivati alla conferma della conclusione iniziale. Le cause della tragedia sarebbero state le cattive condizioni nelle quali si trovava il “giunto” nel cosiddetto “punto zero” oltre a problemi di usura e scarsa manutenzione su un tratto ferroviario di circa tre chilometri. Questi gli esiti delle prime relazioni tecniche depositate nel dicembre scorso dagli esperti nominati dalla Procura di Milano. Già nei mesi precedenti, era emerso dai cosiddetti “accertamenti irripetibili”, alla presenza dei legali delle parti offese, che c'era un buco tra le due parti di rotaia, unite da un giunto in pessimo stato sotto al quale era stata messa una zeppa come soluzione tampone. Di quel problema, e della presenza del giunto, per gli inquirenti si sapeva da molto tempo prima dell'incidente, già a novembre 2017, ma l'intervento di sostituzione sarebbe stato sempre stato rimandato.

L’inchiesta

Già nella mattinata dell'incidente, la Procura di Milano aveva aperto un fascicolo di indagine contro ignoti per disastro ferroviario colposo. Il 29 gennaio, quattro giorni dopo l'incidente, sono stati iscritti nel registro degli indagati come "atto dovuto" i vertici di Trenord e Rfi. L'inchiesta per disastro ferroviario e omicidio, coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dai pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti, vede in tutto 8 indagati: si tratta di due manager e quattro tecnici di Rete Ferroviaria Italiana e due manager di Trenord, oltre alle due società accusate di avere violato la legge 231 del 2001 sui reati commessi dai propri dipendenti.

Le iniziative a un anno dal disastro

Esattamente a un anno dal disastro, Ferrovienord Milano, che serve le tratte Novara-Milano-Varese-Como-Monza Brianza-Brescia, ha proclamato uno sciopero per rivendicare "il miglioramento della circolazione dei treni con l'adeguamento della gestione dei servizi, dei mezzi e dei materiali”. Pendolari, sindaci e familiari delle vittime hanno organizzato un viaggio sulla tratta regionale che deragliò. L’iniziativa, ribattezzata #InTrenoConNoi, è stata lanciata su Facebook dal Comitato dei pendolari cremaschi che ha anche avviato la campagna social #MaiPiù #regionale10452. Il treno ha fatto eccezionalmente una fermata nella stazione di Pioltello per farli scendere. E lì si è svolta una commemorazione, alla presenza dei sindaci Sala e Cosciotti, e del governatore Fontana.

Le parole di Toninelli e Mattarella

Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, presente alla commemorazione, ha affermato: “Chiedo scusa a nome dello Stato, ma bisogna fare di più, stiamo facendo di più. Mancava la manutenzione e su questa tratta. La più grande opera in questo Paese è evitare che ci siano altri morti di Stato per incidenti conseguenti alla cattiva manutenzione. Non voglio più nessun morto”. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato l'incidente con una nota: "La sicurezza della rete di trasporti e l'efficienza del servizio costituiscono parte della qualità della vita, e della libertà stessa, della nostra comunità nazionale. La tragedia rappresenta un monito. Vanno assicurati standard di controllo e di manutenzione atti a scongiurare rischi ai cittadini che utilizzano servizi pubblici".