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Migranti, Ong tornano in mare verso Libia per ricerche e soccorsi

Cronaca

Annuncio congiunto di Sea Watch, Proactiva Open Arms e Mediterranea: "Difendiamo diritti umani". L’Onu: “Italia criminalizza le organizzazioni non governative”

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Le Ong tornano in mare per "difendere i diritti umani" e garantire le operazioni di ricerca e soccorso dei migranti. L'annuncio congiunto arriva da Sea Watch, Proactiva Open Arms e Mediterranea, pochi giorni dopo il sequestro dell'Aquarius. Le imbarcazioni delle Ong sono già partite e nei prossimi giorni raggiungeranno l'area davanti alla Libia.  "L'intensa campagna di criminalizzazione lanciata contro le organizzazioni umanitarie - dice Open Arms - ha raggiunto l'obiettivo di eliminare testimoni scomodi e ha imposto il silenzio su ciò che accade in quelle acque”. Lo scontro fra le Ong e il ministro dell'Interno Matteo Salvini era iniziato a giugno scorso, proprio in seguito al caso della nave Aquarius, al centro di un braccio di ferro fra Italia e Malta.

Sea Watch naviga verso sud

"Sea Watch è tornata in mare e si dirige a sud verso l'area di soccorso", scrive su Twitter l'Ong che svolge attività di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centrale. La nave era stata sottoposta a fermo, il 2 luglio scorso, nel porto di La Valletta dalle autorità maltesi. Nei mesi successivi si fermarono anche tutte le altre navi dell'ong. 

Onu: "Italia criminalizza Ong"

Nel giorno in cui le ong fanno sapere di essere tornate in mare, l'Alto commissariato Onu per i diritti umani esprime "preoccupazione" per la "continua campagna diffamatoria in Italia contro le ong impegnate nelle operazioni di soccorso nel Mediterraneo, così come "la criminalizzazione del lavoro di chi difende i diritti dei migranti". "Il governo italiano - scrive un gruppo di esperti Onu -, tra gli altri, ha reso praticamente impossibile per le navi delle Ong continuare a soccorrere i migranti: ciò ha portato a maggiori annegamenti e scomparse. Salvare le vite non è un crimine, proteggere la dignità umana non è un crimine”.

L'attività di monitoraggio di Mediterranea

L’ultima nave italiana a salpare era stata Mediterranea a ottobre scorso, ma per svolgere attività di monitoraggio, testimonianza e denuncia "della drammatica situazione che vede donne, uomini e bambini affrontare enormi pericoli in assenza di soccorsi e nella complice indifferenza dei governi italiano ed europei”, spiegarono i promotori del progetto. Le altre navi delle ong erano ferme.