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Estetista uccisa a Bari, assolto l’ex compagno in cella dal 2014

Cronaca

La Corte di assise di appello ha ribaltato la sentenza di primo grado, che aveva visto Antonio Colamonico condannato a 25 anni per omicidio volontario e incendio doloso. I suoi avvocati difensori hanno dimostrato le incongruenze dell’accusa sugli orari della morte

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Ribaltando la sentenza di primo grado, la Corte di assise di appello di Bari ha assolto "per non aver commesso il fatto" Antonio Colamonico, accusato dell'omicidio della compagna 29enne italo-brasiliana Bruna Bovino, uccisa il 12 dicembre 2013 nel centro estetico che gestiva a Mola di Bari. Colamonico sarà scarcerato oggi stesso, dopo oltre quattro anni e mezzo di detenzione in carcere. Fu arrestato nell'aprile 2014.

La condanna in primo grado e i dubbi

In primo grado era stato condannato a 25 anni per omicidio volontario e incendio doloso. I suoi avvocati difensori hanno però dimostrato l'incongruenza della ricostruzione accusatoria in relazione all'ora della morte della donna. La Procura aveva infatti ipotizzato che fosse avvenuta tra le 16 e le 17, mentre un testimone ha raccontato di avere visto la donna intorno alle 18. A quell'ora Colamonico si trovava già a Polignano, quindi la Corte ha ritenuto di non avere prove sufficienti per poter confermare la sentenza di condanna.

L’ipotesi accusatoria

Secondo l’ipotesi accusatoria l'incendio doloso era stato appiccato per cancellare le prove del delitto appena compiuto. Il corpo della vittima, infatti, fu trovato semicarbonizzato sul pavimento del centro estetico, fra brandelli di indumenti e sangue, dopo essere stata uccisa con 20 colpi di forbici e strangolata. Alla lettura della sentenza hanno assistito i familiari della vittima, che hanno subito lasciato l'aula in silenzio, e i parenti di Colamonico, moglie, genitori, fratelli e amici, che hanno urlato e applaudito dopo aver appreso dell'assoluzione. "Adesso è stata fatta davvero giustizia", hanno detto abbracciandosi uscendo dal Tribunale.

La famiglia: "Sapevamo che era innocente"

"Lo sapevamo dall'inizio che era innocente - ha detto il padre Matteo - sono cinque anni che lottiamo e la prima cosa che farò quando andrò a prenderlo dal carcere, sarà portarlo da suo figlio, che oggi ha 7 anni". In lacrime la moglie Rossella, e il gemello Giovanni, che ha detto di volerlo "portare in Chiesa, nel luogo dove in questi anni ho tanto pregato". Gli avvocati dell'imputato, Nicola Quaranta e Massimo Roberto Chiusolo, hanno spiegato di aver "trovato, grazie ad indagini difensive e un lungo lavoro con consulenti di parte, la prova dell'innocenza di Colamonico". "Secondo la Procura la ragazza era stata uccisa intorno alle 17, ma abbiamo trovato testimoni che l'hanno vista e salutata alle 18.20, quando Colamonico era in un altro luogo, come dimostrano le celle telefoniche", hanno detto.