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Governo: “Stop a numero chiuso a Medicina”. Poi precisa: "Non subito”

Cronaca

La misura spuntata, a sorpresa, nel comunicato diffuso dopo il Cdm di ieri che ha approvato la Legge di Bilancio 2019. Più tardi la precisazione prima dei ministri Bussetti e Grillo e poi di Palazzo Chigi: “Obiettivo politico di medio periodo, percorso graduale”

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Diventa un caso l'abolizione del numero chiuso per la Facoltà di Medicina. La misura è prima stata annunciata, a sorpresa, nel comunicato diffuso alla fine del Consiglio dei ministri che ieri, lunedì 15 ottobre, ha approvato la Legge di Bilancio 2019. Ma poi, oggi, i ministri dell'Istruzione e della Salute, in una nota congiunta, hanno precisato di aver solo chiesto, durante il Cdm, di "aumentare sia gli accessi sia i contratti delle borse di studio per Medicina". "È un auspicio condiviso da tutte le forze di maggioranza che il governo intende onorare", hanno rettificato Marco Bussetti e Giulia Grillo. Più tardi è arrivata anche la precisazione di Palazzo Chigi. "Si tratta di un obiettivo politico di medio periodo per il quale si avvierà un confronto tecnico con i ministeri competenti e la Conferenza dei Rettori delle università italiane, che potrà prevedere un percorso graduale di aumento dei posti disponibili, fino al superamento del numero chiuso", si legge in una nota che corregge, di fatto, quanto scritto nel comunicato.

“Abolizione del numero chiuso nelle Facoltà di Medicina”

Nel comunicato diffuso alla fine del Consiglio dei ministri - che “ha approvato il disegno di legge relativo al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e al bilancio pluriennale per il triennio 2019 – 2021” - la "Abolizione del numero chiuso nelle Facoltà di Medicina" era spuntata un po' a sorpresa. “Si abolisce il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina, permettendo così a tutti di poter accedere agli studi”, si leggeva al punto 22 tra le “principali innovazioni introdotte dal provvedimento”.

Bussetti: "Non mi risulta"

A chi gli ha chiesto spiegazioni, il ministro dell'Istruzione Bussetti ha risposto: "Sarò franco con voi. Non mi risulta". E, prima della nota congiunta con la collega Grillo, ha chiarito: "Stiamo lavorando per allargare il numero degli ammessi: sarà un percorso graduale, ma si farà". Per l'anno accademico 2018-2019 sono stati oltre 67mila i partecipanti ai test per accedere a Medicina nelle università italiane, dove erano a disposizione solo 9mila posti. I due ministri hanno dichiarato che è "allo studio un'ipotesi di lavoro con le università". "Si tratta chiaramente - hanno spiegato Bussetti e Grillo nella nota congiunta - di un percorso da iniziare già quest'anno per gradi. Per assicurare l'aumento dei posti disponibili e avviare un percorso condiviso, a breve sarà convocata una prima riunione con tutti i soggetti interessati, a cominciare dalla CRUI".

Grillo: "Tempi non saranno brevissimi"

Più tardi la ministra Grillo ha aggiunto: “I tempi non saranno brevissimi, bisogna fare il tavolo con il Miur, confrontarci con le università. Sarebbe una rivoluzione. Quindi bisogna approcciare il tema con grande responsabilità”. L'idea, ha spiegato, è “di superare il metodo attuale: se toglierlo definitivamente adesso oppure andare progressivamente verso una eliminazione, questo ancora non lo possiamo dire”. Grillo ha aggiunto che, secondo lei, “oggi il criterio per accedere a Medicina non è assolutamente meritocratico. Non è un criterio che selezione i migliori ma semplicemente chi ha più memoria”.

Le polemiche

Da subito la notizia dell'abolizione del numero chiuso per Medicina ha sollevato polemiche. "Decisione folle", ha scritto in un tweet il presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss), Walter Ricciardi. "Il governo  - ha dichiarato in una nota l'Unione degli Universitari -  continua a parlare per slogan e a fare una continua campagna elettorale anche sulle manovre della legge di bilancio. Si parla di eliminazione del numero chiuso a medicina: bene l'intenzione, sosteniamo da anni che l'attuale sistema di accesso vada superato. Ma non si dice in quale modo, non si fa un minimo accenno alla copertura economica e agli investimenti che si devono fare per attuare una simile manovra da subito. Così facendo si rischia solo di mandare in tilt le Università".