Omicidio Borsellino, 3 poliziotti rinviati a giudizio per depistaggio

Cronaca

Il gup di Caltanissetta ha accolto la richiesta del procuratore e del pm: gli imputati sono accusati di calunnia in concorso con l'aggravante di aver agevolato Cosa nostra durante le indagini sulla strage di via d’Amelio in cui perse la vita il giudice

Sono stati rinviati a giudizio i tre poliziotti Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, accusati di aver depistato le indagini sulla strage di via D'Amelio in cui venne ucciso Paolo Borsellino (CHI ERA). La prima udienza del processo, davanti al tribunale collegiale, è stata fissata per il 5 novembre. Il gup di Caltanissetta, Graziella Luparello, che ha accolto la richiesta avanzata dal procuratore Amedeo Bertone e dal pm Stefano Luciani.

Accusati di aver agevolato Cosa Nostra

I tre imputati sono accusati di calunnia in concorso con l'aggravante di aver agevolato con la loro condotta Cosa nostra. I tre componenti delle forze dell’ordine - secondo la procura nissena - avrebbero manovrato le dichiarazioni rese dal falso pentito Vincenzo Scarantino, costringendolo a fare nomi e cognomi di persone innocenti in merito all'attentato in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta.

Fiammetta Borsellino: "La verità verrà fuori se parlano loro"

Al termine dell’udienza preliminare e in seguito al rinvio a giudizio dei tre poliziotti, Fiammetta Borsellino, figlia di Paolo, ha dichiarato: "La verità verrà fuori solo se loro parlano e rompono questo muro di omertà. Questo è un inizio, nella consapevolezza che ci sono grossi pezzi dello Stato implicati in questa vicenda. Lo stesso Pm Stefano Luciani lo ha ribadito, scandalizzato, chiedendosi come queste persone ricoprano ancora incarichi e non siano state sospese dal servizio. Gli illeciti sono evidenti". Poi, riferendosi ai magistrati che presero per buona la ricostruzione dell'eccidio poi rivelatasi falsa e costata la condanna di sette innocenti, la figlia del giudice ha aggiunto: "Com’è possibile che i magistrati non si siano accorti di quello che stava accadendo? Le tesi investigative proposte sono state accettate da schiere di magistrati, sia giudicanti che inquirenti. Questi ultimi, peraltro, avendo il coordinamento delle indagini, avrebbero dovuto coordinare e controllare il lavoro delle forze dell'ordine".

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