Il presidente emerito, 93 anni a fine giugno, è in condizioni stabili. Ha subito una una resezione parziale dell'aorta. Il cardiochirurgo che l'ha operato: "Siamo ottimisti". In ospedale la visita del premier Gentiloni
"Il momento più difficile è passato, ma rimaniamo in condizione di criticità". Lo ha affermato, durante il bollettino medico, il chirurgo Francesco Musumeci, il professore del San Camillo che ha operato il Presidente emerito Giorgio Napolitano. "Il presidente - ha proseguito - sta facendo dei buoni progressi, essere già staccato dal ventilatore dopo solo dodici ore è un progresso enorme, ma preferiamo tenerlo in quella realtà protetta che è la terapia intensiva, e la prognosi resta riservata, l'età va sempre tenuta in considerazione". Musumeci, questa mattina, si era già detto "ottimista": "L'intervento è andato molto bene, il cuore ha ripreso e il paziente è in condizioni stabili. Siamo molto soddisfatti e ottimisti". Il presidente, ha riferito Musumeci, "è arrivato cosciente in sala operatoria". "Gli ho spiegato come si sarebbe svolto l'intervento, prima di addormentarlo. Era lucido, sveglio e ci ha incoraggiati". In mattinata il premier Paolo Gentiloni si è recato al San Camillo per informarsi delle condizioni di salute del presidente emerito. Ha incontrato il figlio dell'ex capo dello Stato, Giulio, e i medici curanti.
Il malore e il ricovero al San Camillo
Nel tardo pomeriggio di ieri il presidente emerito della Repubblica ha accusato un forte dolore al petto mentre si trovava nella sua abitazione romana. Immediata la decisione del ricovero. L'ex capo dello Stato è stato trasferito al San Camillo dove, con una procedura d'urgenza, dopo le necessarie analisi, è stato portato in sala operatoria per effettuare una resezione parziale dell'aorta. Un intervento lungo e delicato in considerazione anche dell'età del paziente. Napolitano non ha mai perso conoscenza.
Il presidente delle riforme
Giorgio Napolitano viene definito l'uomo delle riforme a tutti i costi. Sempre accompagnato con discrezione dalla moglie Clio, ha iniziato il suo primo settennato gioendo per la vittoria dell'Italia ai mondiali di calcio di Berlino, nel luglio 2006, e ha concluso i quasi due anni del secondo mandato con qualche rimpianto per non essere riuscito a vedere del tutto compiuti quei cambiamenti istituzionali per i quali tanto si è speso. Ma soprattutto Napolitano ha dovuto affrontare quello che in molti considerano il periodo più buio degli ultimi 50 anni, navigando a vista tra gli scogli di una durissima crisi economica. E lo ha fatto con una convinzione incrollabile: che l'Italia avesse bisogno di stabilità politica. In nome di questo principio ha cercato sempre di evitare scioglimenti anticipati della legislatura. Certamente il momento peggiore - che ha coniugato amarezza personale e preoccupazione istituzionale - è stato il suo coinvolgimento indiretto nel processo sulla presunta trattativa Stato-mafia con la eccezionale deposizione alla Corte di Palermo salita in trasferta al Quirinale. Quella di Napolitano non è stata infatti una presidenza leggera, né facile. Ma può rivendicare di aver mantenuto l'impegno preso il 15 maggio del 2006 quando da neo-presidente promise solennemente davanti alle Camere che non sarebbe mai stato il capo dello Stato della maggioranza che lo aveva eletto, ma che avrebbe sempre guardato all'interesse generale del Paese. L'ultimo importante intervento pubblico è stato per presiedere i lavori dell'Aula del Senato, il 23 e il 24 marzo scorsi, in quanto senatore più anziano, per l'elezione del nuovo presidente di Palazzo Madama. Sempre attento e lucido osservatore della situazione politica, Napolitano compirà 93 il prossimo 29 giugno. Ora una nuova sfida, con l'intervento nella notte dopo il malore che ha fatto anche temere il peggio.