Un centinaio di persone ha partecipato alla cerimonia per la donna, incinta e affetta da un grave linfoma, rimandata indietro dalle autorità francesi a Bardonecchia. Presenti il marito, che ha protestato contro le telecamere, e volontari della Ong Rainbow4Africa
Si sono svolti a Torino i funerali della migrante di origine nigeriana respinta alla frontiera di Bardonecchia dalla gendarmeria francese e poi morta dopo avere partorito un bambino. Un centinaio le persone presenti alla cerimonia, celebrata nel santuario della Consolata dall'arcivescovo Cesare Nosiglia, che si è detto "orgoglioso di Torino e della sua gente" per la solidarietà manifestata "anche con disponibilità concreta a rispondere alle esigenze" del marito della donna e del figlio.
La donna, 31 anni, era affetta da un grave linfoma, in fase terminale, e dopo essere stata respinta dalle autorità d'Oltralpe è stata ricoverata in Italia ma è morta dopo il parto cesareo. Insieme ai torinesi e agli appartenenti alla comunità africana, ai funerali erano presenti anche medici e volontari dell'associazione Rainbow4africa. Il marito della donna, che aveva chiesto una cerimonia senza le telecamere, ha protestato quando ha visto fotografi e operatori.
L'arcivescovo: "Non dimenticare valori fondamentali"
Questo dramma, ha affermato l’arcivescovo Nosiglia “ci richiama a un mondo di valori fondamentali che non possiamo e non vogliamo dimenticare: l'accoglienza della vita, l'accoglienza di chi bussa alla nostra porta in cerca di aiuto”. “Purtroppo”, ha continuato Nosiglio durante l’omelia, “nel nostro mondo che ci piace pensare civile e progredito, quel che manca spesso è proprio l'attenzione a ogni singola persona, alle sue concrete necessità: ma la persona va accolta e giudicata a partire da questo valore umano e civile prima che dall'osservazione scrupolosa delle norme". "Che sia accolta in cielo", ha intonato il coro della comunità nigeriana, che ha portato in chiesa alcuni strumenti tradizionali.
La vicenda
La 31enne era arrivata alla frontiera con la Francia a metà febbraio, con le strade impraticabili per le abbondanti nevicate. I gendarmi francesi non l’hanno accompagnata al vicino ospedale di Briancon ma l'hanno lasciata davanti alla stazione di Bardonecchia. È stata quindi ricoverata per una settimana all'ospedale di Rivoli e poi trasferita al Sant’Anna di Torino. Qui è rimasta un mese, per consentirle di portare avanti la gravidanza. Il bimbo è nato dopo un parto cesareo. Le condizioni del piccolo, che alla nascita pesava solo 700 grammi, sono via via migliorate grazie alle cure: ora è assistito dal padre, anche lui respinto alla frontiera.