Omicidio Pamela, nell'attico c'era solo Oseghale

Cronaca
Pamela Mastropietro è stata uccisa il 30 gennaio 2018 (archivio Ansa)

Nell'appartamento mansardato di via Spalato, dove la ragazza è stata uccisa il 30 gennaio, ci sono solo le impronte del 29enne. Dubbi sul ruolo degli altri due giovani di origini nigeriane 

Sono passati due mesi dall'omicidio di Pamela Mastroprietro, ma restano dubbi sul ruolo dei tre nigeriani finiti finora nell'inchiesta. Sono molti i punti da chiarire sul delitto, avvenuto il 30 gennaio scorso a Macerata. E a complicare le cose, per l'accusa, sarebbero gli ultimi rilievi dei Ris, secondo i quali emergerebbero le tracce di un solo indagato: Innocent Oseghale

 

Le indiscrezioni sulla perizia

Oseghale è indagato per omicidio volontario e detenuto a Marino del Tronto (Ascoli Piceno) per i reati di vilipendio e occultamento di cadavere. Per le altre due persone coinvolte, Desmond Lucky e Awelima Lucky (detenute a Montacuto, in provincia di Ancona), si aggiunge anche l'accusa di omicidio. La relazione finale del Ris di Roma, però, potrebbe riservare delle sorprese in merito alla presenza o meno di tracce (palmari, plantari, biologiche o sulle comunicazioni telefoniche) di persone al momento non toccate dalla vicenda. Gli atti consegnati dal Ris al procuratore capo Giovanni Giorgio sono secretati e solo nei prossimi giorni (probabilmente il 4 aprile) saranno a disposizione dei legali dei indagati. Ed anche gli investigatori avranno conoscenza delle risultanze scientifiche. Si parla però di tracce riconducibili al solo Oseghale e al conducente dell'auto su cui la sera del 30 furono caricati e portati a Pollenza i due trolley che contenevano il corpo smembrato di Pamela. Si tratta di indiscrezioni, riportate dal Corriere Adriatico, che però al momento non trovano conferma né in ambienti della Procura maceratese né tra gli investigatori del Comando provinciale e del reparto operativo provinciale dei carabinieri della città e neppure tra i difensori dei tre nigeriani.

La posizione degli indagati

Se davvero non dovessero essere emerse tracce diverse da quelle della presenza di Oseghale e del conducente dell'auto (al momento non indagato), allora il giallo sarebbe ancora più fitto sulle reali responsabilità nel delitto. Perché confermerebbero il ruolo di uno solo dei tre nigeriani detenuti. I loro indagati preferiscono tenere un profilo basso, attendono di leggere la relazione del Ris. “Inutile azzardare ipotesi o pensare cose particolari - dice all'AGI l'avvocato Gianfranco Borgani, difensore di Desmond Lucky - aspettiamo di leggere le carte. Certo, se fosse come le indiscrezioni fanno intendere, allora la situazione per il mio assistito cambierebbe del tutto, e in maniera molto significativa”. L'avvocato Simone Matraxia, di recente subentrato nella difesa di Oseghale, conferma che “è meglio non sbilanciarsi, occorre leggere le carte, non diamo nulla per scontato o acquisito”. Certo, se le indiscrezioni dovessero risultare dati reali, la posizione del suo assistito diverrebbe ancor più delicata, pur rimettendo in discussione l'intero impianto accusatorio della procura maceratese.

 

La risposta della Procura

La Procura, intanto, mantiene riservatezza, facendo però sapere che, al contrario delle indiscrezioni circolate nei giorni scorsi, gli accertamenti scientifici non sono conclusi. Non si può quindi parlare di deposito definitivo della relazione ma solo di documentazione che si aggiunge ad altra già acquisita. Ci saranno quindi altri esami - filtra dalla Procura - relativamente ad una traccia biologica che farebbe pensare a una terza persona venuta in contatto diretto con la vittima. Non è noto di che tipo di traccia biologica si tratti né in quale parte del corpo della vittima sia stata individuata: si sta lavorando per risalire al nome e volto della persona a cui appartiene.

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