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Molestie, la lettera di oltre cento giornaliste: "È ora di cambiare"

Cronaca
Maria Luisa Busi, Tiziana Ferrario e Barbara Scaramucci sono tra le firmatarie (Fotogramma)

Sulla scia del manifesto delle attrici in Italia, anche le professioniste dell'informazione si schierano in favore del #DissensoComune contro un "sistema strutturato secondo il modello maschile". E, con il loro lavoro, puntano a portare alla luce i casi di violenze

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Dopo la lettera aperta delle attrici italiane contro le molestie, arriva quella delle giornaliste: oltre un centinaio le firmatarie di un documento a sostegno del manifesto #DissensoComune lanciato nei giorni scorsi dalle rappresentanti del mondo dello spettacolo di casa nostra.

Le firmatarie della lettera aperta

"È ora di cambiare. Noi ci siamo", scrivono le professioniste dell'informazione, chiedendo "ai direttori dei giornali e ai colleghi di sostenere questa battaglia di civiltà". Tra le firmatarie – in aumento, viste le continue adesioni – più di cento giornaliste delle testate televisive, del web e della carta stampata. Tra loro nomi come Maria Luisa Busi, Tiziana Ferrario, Ida Colucci, Barbara Scaramucci, Maria Corbi, Alessandra Mancuso. La lettera segue a stretto giro il manifesto con cui la parte femminile del mondo dello cinema e dello spettacolo – da Miriam Leone a Jasmine Trinca, da Geppi Cucciari e Kasia Smutniak – è tornata a porre l'attenzione sulle molestie di cui spesso, anche in Italia, sono vittime le donne nei luoghi di lavoro.  

Le critiche al manifesto e i nomi

Il manifesto, chiamato #DissensoComune, è arrivato sull'onda lunga dello scandalo Weinstein. Le professioniste dell'informazione sostengono di voler "stare accanto a tutte le donne in questa battaglia". Un'iniziativa che negli scorsi giorni è stata però criticata da Asia Argento, secondo cui, le firmatarie pur dichiarando la volontà di favorire un cambiamento del sistema culturale si guarderebbero bene dal "fare i nomi".

I contenuti della lettera delle giornaliste

Attraverso il loro lavoro di informazione e inchiesta, le giornaliste intendono "aprire brecce" in un sistema "che discrimina, penalizza e offende le donne. Un sistema in cui le molestie sessuali sono la brutale punta di un iceberg fatto di consuetudini e pratiche di comportamento che vanno dalle discriminazioni salariali e di carriera in tutti i settori professionali alle relazioni umane, sempre condizionate da logiche di potere maschile". Le intenzioni sono scritte nero su bianco: fare come negli Stati Uniti, portando "allo scoperto i casi di soprusi e abusi sessuali". Da qui l'appello ai colleghi: "Noi giornaliste subiamo le stesse disparità di trattamento delle donne di altri settori professionali – concludono – e in più, con il lavoro di comunicazione e informazione, dobbiamo fare i conti con le difficoltà a testimoniare e raccontare il coraggio e il cammino delle donne. Ci battiamo da tempo contro la macchina della rimozione e del silenzio per una società più equa, giusta e solidale".