"Quanta acqua mangiamo?". I numeri nella mostra "Resonances II"
CronacaArtisti e scienziati europei espongono le loro opere al Museo nazionale della scienza e della tecnologia, sul concetto di equità. Fra di loro, anche due studiosi di risorse idriche che spiegano: una bistecca consuma più di 5mila litri prima di arrivare nel piatto
Un mondo dove ci sono un miliardo di affamati e un miliardo di persone in sovrappeso, e dove una bistecca ‘consuma’ più di 5mila litri d'acqua prima di arrivare nei piatti. È da questi presupposti che nasce il progetto "Quanta acqua mangiamo?” (The water we eat) di Davy Vanham e Luc Feyen, all’interno della mostra Resonances II, ideata e promossa dal Centro comune di ricerca (Jrc) della Commissione Ue, e aperta al pubblico dal 22 settembre al 22 ottobre, al Museo nazionale della scienza e della tecnologia di Milano. Le opere esposte sono state realizzate da artisti e scienziati provenienti da dieci diversi Paesi europei che hanno lavorato insieme per declinare il concetto di "fairness", cioè di equità: all’interno del tema rientrano anche le problematiche legate al cibo e all’acqua.
Quanta acqua serve per comporre i nostri pasti?
L’istallazione The water we eat è stata pensata da due esperti del settore. Davy Vanham è uno specialista di contabilità e gestione dell’acqua, che combina la sua attività a quella di fotoreporter. Mentre Luc Feyen è un esperto dei cambiamenti climatici con la passione per la fotografia. I due hanno pensato a una rappresentazione per far capire come l’uomo potrebbe raggiungere la sicurezza globale in materia di acqua, cibo ed energia. Le immagini di persone sedute a tavola sono accompagnate da grafici che aiutano a comprendere le tendenze dei comportamenti di consumo di alimenti e - soprattutto - la quantità di acqua necessaria per produrli. I volumi messi in mostra, per l’Italia, sono alti: sono 4.795 i litri di acqua consumati per persona, al giorno, per portare in tavola i pasti. Nel nostro Paese, inoltre, solo l’1% della popolazione è sottopeso, mentre il 39% raggiunge un "peso normale", il 38% è sovrappeso e il 22% obeso. Ma le immagini mostrano anche come la situazione cambi se si prendono in considerazione i dati di un Paese come il Ruanda: qui vengono consumati in media 2.197 litri di acqua per persona, al giorno e l’11% della popolazione è sottopeso, mentre il 70% ha un "peso normale", il 15% è sovrappeso e solo il 4% obeso.
Per un chilo di pomodori 171 litri d'acqua
L’obiettivo è far capire che la sicurezza alimentare è "una delle più grandi sfide per l’umanità", come viene spiegato nella presentazione del progetto. In quest’ottica, occorre diminuire il consumo di prodotti come carni, zucchero, grassi e oli che richiedono "molte risorse per la loro produzione", a differenza di frutta o verdura. Per questo è stato sviluppato il concetto di impronta idrica che quantifica le risorse d’acqua che sono necessarie - lungo tutta la catena di produzione - a fornire un prodotto. Un esempio? L’impronta media globale di acqua per un chilo di pomodori: 171 litri.
Un progetto che continua dopo Expo
Quello della "fairness" è uno dei temi più importanti per la Commissione europea. Il Jrc, che è il servizio dell’esecutivo comunitario per la scienza e la conoscenza, ha inserito l'equità nella sua Strategia 2030 come una delle tre "macro dimensioni", insieme alla competitività e alla resilienza. Alle domande che nascono dal tema, da quelle sulla sicurezza alimentare fino alle migrazioni e alle paure e alle ambizioni dei cittadini, si è provato a dare una risposta con l’incontro tra indagini artistiche e ricerca scientifica (progetto SciArt). Resonances II, inoltre, nasce in continuità con il primo Resonances, dedicato all’alimentazione, a Milano, in occasione di Expo 2015. Questa seconda edizione presenta 16 opere selezionate fra quelle nate dal dialogo di artisti e scienziati all’interno della Scuola estiva organizzata nel 2016 dal Jrc. E sono cinque, in particolare, gli ambiti toccati: la società, l'economia, la natura e l'ambiente, la scienza e il cosmo. Le opere sono tutte collegate da un filo conduttore che inizia dalle paure e dai sogni per il futuro, passando poi per la questione del denaro, del cibo e dell’acqua che consumiamo.