Morti in corsia a Saronno, disposta riesumazione suocero infermiera

Cronaca
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La procura della Repubblica di Busto Arsizio ha conferito l'incarico per effettuare l'autopsia sulla salma di Luciano Guerra, il suocero dell'infermiera Laura Taroni, arrestata insieme all'amante, il medico anestesista Leonardo Cazzaniga

La procura della Repubblica di Busto Arsizio ha disposto la riesumazione e l'autopsia di Luciano Guerra, il suocero dell'infermiera Laura Taroni, arrestata a fine novembre scorso insieme al suo amante, il medico anestesista Leonardo Cazzaniga, accusato di aver commesso omicidi seriali di pazienti ricoverati all'ospedale di Saronno.

 

Nuovi sospetti sui due amanti - I due sono sospettati di avere somministrato a Guerra, che al momento del decesso aveva 78 anni, medicinali anestetici prelevati dall'ambulatorio del pronto soccorso, senza necessità terapeutica, causando la morte dell'uomo, "approfittando di circostanze di tempo, di luogo e di persona tali da ostacolare la privata difesa dell'anziano per mezzo di sostanze venefiche e contro un affine in linea retta".

 

Conferimento dell'incarico il 27 febbraio - La Procura di Busto Arsizio ha disposto l'esumazione della salma che si trova nel cimitero di Lomazzo (Como) affidando al professore Francesco Introna, direttore della scuola di specializzazione di Medicina legale dell'università di Bari, e al tossicologo Franco Tagliaro, il compito di individuare le cause di morte dell'uomo. Il conferimento formale del mandato, anticipato con mezzi telematici, avverrà il 27 febbraio prossimo a Busto Arsizio.

 

Le accuse - Le indagini, coordinate dalla Procura di Busto Arsizio, riguardano almeno cinque casi di morti sospette in corsia, avvenute tra il febbraio 2012 e l'aprile 2013. Secondo l’accusa, il medico anestesista avrebbe somministrato alle vittime dosi letali di farmaci per via endovenosa, in sovradosaggio e in rapida successione. Tra le morti sospette c'è anche quella del marito dell'infermiera. La linea difensiva di Leonardo Cazzaniga si basa sulla tesi di aver somministrato farmaci ai pazienti per alleviare le loro sofferenze. Nessuna intenzione di uccidere, dunque. 

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