"Un normalissimo sito di e-commerce dove il prodotto in vendita non è affatto normale": in Enne (Rizzoli), Biagio Simonetta racconta la nuova criminalità anche attraverso i portali per spacciatori e tossicodipendenti. ESTRATTO
di Biagio Simonetta
Sembra essere passato un secolo da quando una dose d’eroina la vendevano a ventimila lire, sporchissime, sudate, stropicciate nella tasca dei jeans di qualche tossico, oggi che una riga di coca puoi pagarla con una ricarica su Postepay o con un accredito di Bitcoin su qualche portale online per tossicodipendenti.
Proprio così: portali per tossicodipendenti. Ne esistono a decine, ormai. Il più famoso, o forse il più famigerato, si chiama Silk Road, e di fatto è la piazza di spaccio virtuale più grande del mondo.
Un normalissimo sito di e-commerce dove il prodotto in vendita non è affatto normale. Su Silk Road si commercia droga. Collegarsi a Silk Road non è semplicissimo. Una comune ricerca su Google non porta a nulla, se non a qualche esperienza raccontata sui blog. Ed è inutile cercare il link d’accesso: i nuovi portali per tossicodipendenti fanno parte dell’Internet sommerso, già ribattezzato Darknet, o Deep Web. Il web invisibile.
Una galassia parallela che cresce sotto traccia e muove fiumi di denaro sporco. La navigazione su siti come Silk Road è resa possibile soltanto da una piattaforma software che garantisce l’anonimato, chiamata TOR (The Onion Router).
Si tratta di un servizio del tutto legale, ideato dai fanatici della libertà online e della privacy spinta all’eccesso, che protegge gli utenti dall’analisi del traffico attraverso una rete di router.
TOR, così come l’hanno pensato gli ideatori, è un sistema di sorveglianza della Rete che impedisce a chi osserva la tua connessione Internet di sapere quali siti stai visitando, e allo stesso tempo impedisce ai siti che visiti di venire a sapere dove tu ti trovi realmente. Utilizzando questo software il traffico dati fra un pc e un server viene filtrato attraverso un gruppo di router che creano un “circuito virtuale” crittografato a strati, come una cipolla (“onion”, appunto). E nessuno è in grado di conoscere l’origine o la destinazione dei dati. TOR ti rende invisibile. Ti rende Enne. Installare TOR non è semplice come spedire una mail o cercare l’ultimo singolo di Fabri Fibra su YouTube. L’operazione richiede qualche competenza in più. Ma non bisogna certo essere un hacker. Basta “googleizzare” un po’ per trovare delle guide approfondite su come si scarica e si installa il software. Poi il gioco è fatto. Tutto il marcio nascosto nei sotterranei del web è a portata di click.
Come dicevo, TOR è un software assolutamente legale, e non è certo nato per garantire l’anonimato dei cybercriminali. Ma, involontariamente, si è dimostrato uno strumento indispensabile per le cybermafie, considerato che su Internet l’anonimato non esiste.
Il principio fondamentale della Rete è la rintracciabilità. Ogni operazione che quotidianamente compiamo online, ogni click, ogni scroll, ogni mail che inviamo o riceviamo, ogni commento che lasciamo, ogni pensiero che postiamo, ogni video che carichiamo lascia delle tracce, e i provider che le registrano sono obbligati a conservarle per un periodo minimo di ventiquattro mesi. Due anni di navigazione che rimangono lì, a portata di mano. Per questo TOR è determinante. Senza TOR, per esempio, Silk Road non esisterebbe. E la storia del narcotraffico online, senza Silk Road, non avrebbe senso.
Secondo il senatore statunitense Chuck Schumer, Silk Road «rappresenta il tentativo più sfacciato di vendere droghe online che abbiamo mai visto. È sfacciato anni luce più di ogni altra cosa». Navighi, selezioni la sostanza che vuoi comprare, indichi la quantità, paghi con la moneta virtuale e ricevi tutto comodamente a casa. È semplice, come acquistare un libro su Amazon o un’autoradio su eBay. È un paradiso per i narcotrafficanti che diventano ricchi standosene stravaccati sul divano, a bere birra e giocare ai videogame. Ma anche per i consumatori insospettabili, che vogliono evitare qualsiasi contatto diretto con gli spacciatori.
Su Silk Road sei un fuorilegge indecifrabile. Un bit nascosto. Sei un numero sconosciuto che cambia enne volte in pochi minuti. Non hai un volto, né un nome. Non hai colore, né odore. Come l’azoto. Silk Road, ovvero “la via della seta” – come quel reticolo di itinerari di ottomila chilometri fra terra, fiumi e mari lungo i quali si snodavano i commerci della Cina con l’Occidente –, è oggi la via della droga, dove puoi trovare di tutto. Erba, eroina, cocaina pura all’ottantacinque per cento, pasticche di ecstasy appena uscite in commercio. Ma anche Cialis o Viagra.
Le organizzazioni criminali sono diventate padrone assolute del narco e-commerce grazie a servizi come questo. Siti che garantiscono anonimato e pronta consegna. E anche una sorta di rimborso per il compratore (il cinquanta per cento della transazione) nel caso qualcosa andasse storto. Che Internet non potesse rimanere estraneo a certi traffici era prevedibile. Ma un vero e proprio market della droga, in stile eBay, pareva un’ipotesi troppo azzardata anche da immaginare. Eppure la “via della seta” esiste, ed è diabolica.
A guardare la grafica di Silk Road si scopre che è praticamente uguale ai più comuni siti di e-commerce. Ci sono la foto del prodotto, le caratteristiche e il prezzo. E poi le recensioni degli acquirenti ai venditori. Proprio come su eBay. L’affidabilità del “seller” è definita dagli utenti, che lasciano il loro feedback. Più feedback positivi hai, maggiore è la probabilità che il tossico acquisti da te, mentre i venditori con profili senza recensioni fanno più fatica a imporsi. Cercando su Google è possibile trovare una guida che spiega, passo per passo, come entrare nel sito ed effettuare un acquisto. Si chiama How to Join the Silk Road Anonymous Marketplace, ed è un piccolo file pdf composto da otto punti che illustrano minuziosamente ogni passaggio: dal download di TOR, alla creazione di un profilo, fino al PGP, il programma che consente di crittografare gli indirizzi per la spedizione. Ti basta una buona dimestichezza col pc, otto passaggi, una manciata di minuti, e sei dentro. Il narcomercato virtuale più grande al mondo è a tua disposizione.
Su Silk Road, come su centinaia di altri siti del Deep Web, i prezzi sono espressi in , cioè in Bitcoin, la valuta elettronica che si sta facendo spazio anche nei siti di ecommerce più autorevoli. Una moneta “peer-to-peer”, cioè “da pari a pari”: la transazione avviene solamente tra i computer coinvolti, senza intermediari, senza l’intervento delle banche. Acquistare Bitcoin è semplicissimo. Si fa tutto online. Sono una dozzina le piattaforme presenti sul web che consentono di comprare questa moneta virtuale. La più famosa è la giapponese Mt.Gox che gestisce il maggior numero di transazioni Bitcoin al mondo.
Tutto avviene con pochi click. È necessario aprire un account e verificarlo fornendo un documento di identità e una bolletta recente (gas, elettricità o telefono) che dimostri la residenza dell’utente. Ad account creato, basterà fare un bonifico bancario per ricaricare il proprio conto, e gli euro oppure i dollari si trasformeranno in Bitcoin. Il cambio è variabile, e le oscillazioni possono essere enormi se si pensa che un soldino virtuale valeva trenta centesimi di dollaro agli inizi del 2011 ed è schizzato a ottocento dollari nel novembre 2013. Una crescita inarrestabile che sta arricchendo i possessori di quella che è stata già ribattezzata la criptomoneta, grazie al suo elevatissimo grado di anonimato. Dopo che il denaro è diventato un bit, il suo utilizzo è indecifrabile, come indecifrabile è il suo possessore.
Nel dicembre 2013, per esempio, dai dati forniti da BitcoinRichList.com si è saputo che la persona in possesso del maggior numero di Bitcoin al mondo si chiama 1933phfhK3ZgFQNLG SDXvqCn32k2buXY8a. Una sequenza di numeri e lettere che cripta un indirizzo, quello del possessore di quel conto. Ma conoscere il nome del cyber-Paperone è impossibile. Si sa soltanto che ha racimolato 111.111,11257544 Bitcoin, che nel dicembre 2013 valevano 87.775.556,71 dollari. La crescita del valore di Bitcoin ha arricchito senza alcun dubbio i cyberpusher che spacciano su siti come Silk Road, oltre che i gestori dei siti stessi. Proprio per quanto riguarda Silk Road, infatti, la transazione non è gratuita. I proprietari del portale trattengono per sé il sei per cento del totale di ogni operazione. Ciò significa che per ogni cento dollari di cocaina venduta, lo spacciatore 2.0 ne deve sei al cracker che ha allestito il sito di e-commerce.
© 2014 RCS Libri S.p.A. Milano
Tratto da Biagio Simonetta, Enne, Rizzoli, pp. 196, euro 16
Sembra essere passato un secolo da quando una dose d’eroina la vendevano a ventimila lire, sporchissime, sudate, stropicciate nella tasca dei jeans di qualche tossico, oggi che una riga di coca puoi pagarla con una ricarica su Postepay o con un accredito di Bitcoin su qualche portale online per tossicodipendenti.
Proprio così: portali per tossicodipendenti. Ne esistono a decine, ormai. Il più famoso, o forse il più famigerato, si chiama Silk Road, e di fatto è la piazza di spaccio virtuale più grande del mondo.
Un normalissimo sito di e-commerce dove il prodotto in vendita non è affatto normale. Su Silk Road si commercia droga. Collegarsi a Silk Road non è semplicissimo. Una comune ricerca su Google non porta a nulla, se non a qualche esperienza raccontata sui blog. Ed è inutile cercare il link d’accesso: i nuovi portali per tossicodipendenti fanno parte dell’Internet sommerso, già ribattezzato Darknet, o Deep Web. Il web invisibile.
Una galassia parallela che cresce sotto traccia e muove fiumi di denaro sporco. La navigazione su siti come Silk Road è resa possibile soltanto da una piattaforma software che garantisce l’anonimato, chiamata TOR (The Onion Router).
Si tratta di un servizio del tutto legale, ideato dai fanatici della libertà online e della privacy spinta all’eccesso, che protegge gli utenti dall’analisi del traffico attraverso una rete di router.
TOR, così come l’hanno pensato gli ideatori, è un sistema di sorveglianza della Rete che impedisce a chi osserva la tua connessione Internet di sapere quali siti stai visitando, e allo stesso tempo impedisce ai siti che visiti di venire a sapere dove tu ti trovi realmente. Utilizzando questo software il traffico dati fra un pc e un server viene filtrato attraverso un gruppo di router che creano un “circuito virtuale” crittografato a strati, come una cipolla (“onion”, appunto). E nessuno è in grado di conoscere l’origine o la destinazione dei dati. TOR ti rende invisibile. Ti rende Enne. Installare TOR non è semplice come spedire una mail o cercare l’ultimo singolo di Fabri Fibra su YouTube. L’operazione richiede qualche competenza in più. Ma non bisogna certo essere un hacker. Basta “googleizzare” un po’ per trovare delle guide approfondite su come si scarica e si installa il software. Poi il gioco è fatto. Tutto il marcio nascosto nei sotterranei del web è a portata di click.
Come dicevo, TOR è un software assolutamente legale, e non è certo nato per garantire l’anonimato dei cybercriminali. Ma, involontariamente, si è dimostrato uno strumento indispensabile per le cybermafie, considerato che su Internet l’anonimato non esiste.
Il principio fondamentale della Rete è la rintracciabilità. Ogni operazione che quotidianamente compiamo online, ogni click, ogni scroll, ogni mail che inviamo o riceviamo, ogni commento che lasciamo, ogni pensiero che postiamo, ogni video che carichiamo lascia delle tracce, e i provider che le registrano sono obbligati a conservarle per un periodo minimo di ventiquattro mesi. Due anni di navigazione che rimangono lì, a portata di mano. Per questo TOR è determinante. Senza TOR, per esempio, Silk Road non esisterebbe. E la storia del narcotraffico online, senza Silk Road, non avrebbe senso.
Secondo il senatore statunitense Chuck Schumer, Silk Road «rappresenta il tentativo più sfacciato di vendere droghe online che abbiamo mai visto. È sfacciato anni luce più di ogni altra cosa». Navighi, selezioni la sostanza che vuoi comprare, indichi la quantità, paghi con la moneta virtuale e ricevi tutto comodamente a casa. È semplice, come acquistare un libro su Amazon o un’autoradio su eBay. È un paradiso per i narcotrafficanti che diventano ricchi standosene stravaccati sul divano, a bere birra e giocare ai videogame. Ma anche per i consumatori insospettabili, che vogliono evitare qualsiasi contatto diretto con gli spacciatori.
Su Silk Road sei un fuorilegge indecifrabile. Un bit nascosto. Sei un numero sconosciuto che cambia enne volte in pochi minuti. Non hai un volto, né un nome. Non hai colore, né odore. Come l’azoto. Silk Road, ovvero “la via della seta” – come quel reticolo di itinerari di ottomila chilometri fra terra, fiumi e mari lungo i quali si snodavano i commerci della Cina con l’Occidente –, è oggi la via della droga, dove puoi trovare di tutto. Erba, eroina, cocaina pura all’ottantacinque per cento, pasticche di ecstasy appena uscite in commercio. Ma anche Cialis o Viagra.
Le organizzazioni criminali sono diventate padrone assolute del narco e-commerce grazie a servizi come questo. Siti che garantiscono anonimato e pronta consegna. E anche una sorta di rimborso per il compratore (il cinquanta per cento della transazione) nel caso qualcosa andasse storto. Che Internet non potesse rimanere estraneo a certi traffici era prevedibile. Ma un vero e proprio market della droga, in stile eBay, pareva un’ipotesi troppo azzardata anche da immaginare. Eppure la “via della seta” esiste, ed è diabolica.
A guardare la grafica di Silk Road si scopre che è praticamente uguale ai più comuni siti di e-commerce. Ci sono la foto del prodotto, le caratteristiche e il prezzo. E poi le recensioni degli acquirenti ai venditori. Proprio come su eBay. L’affidabilità del “seller” è definita dagli utenti, che lasciano il loro feedback. Più feedback positivi hai, maggiore è la probabilità che il tossico acquisti da te, mentre i venditori con profili senza recensioni fanno più fatica a imporsi. Cercando su Google è possibile trovare una guida che spiega, passo per passo, come entrare nel sito ed effettuare un acquisto. Si chiama How to Join the Silk Road Anonymous Marketplace, ed è un piccolo file pdf composto da otto punti che illustrano minuziosamente ogni passaggio: dal download di TOR, alla creazione di un profilo, fino al PGP, il programma che consente di crittografare gli indirizzi per la spedizione. Ti basta una buona dimestichezza col pc, otto passaggi, una manciata di minuti, e sei dentro. Il narcomercato virtuale più grande al mondo è a tua disposizione.
Su Silk Road, come su centinaia di altri siti del Deep Web, i prezzi sono espressi in , cioè in Bitcoin, la valuta elettronica che si sta facendo spazio anche nei siti di ecommerce più autorevoli. Una moneta “peer-to-peer”, cioè “da pari a pari”: la transazione avviene solamente tra i computer coinvolti, senza intermediari, senza l’intervento delle banche. Acquistare Bitcoin è semplicissimo. Si fa tutto online. Sono una dozzina le piattaforme presenti sul web che consentono di comprare questa moneta virtuale. La più famosa è la giapponese Mt.Gox che gestisce il maggior numero di transazioni Bitcoin al mondo.
Tutto avviene con pochi click. È necessario aprire un account e verificarlo fornendo un documento di identità e una bolletta recente (gas, elettricità o telefono) che dimostri la residenza dell’utente. Ad account creato, basterà fare un bonifico bancario per ricaricare il proprio conto, e gli euro oppure i dollari si trasformeranno in Bitcoin. Il cambio è variabile, e le oscillazioni possono essere enormi se si pensa che un soldino virtuale valeva trenta centesimi di dollaro agli inizi del 2011 ed è schizzato a ottocento dollari nel novembre 2013. Una crescita inarrestabile che sta arricchendo i possessori di quella che è stata già ribattezzata la criptomoneta, grazie al suo elevatissimo grado di anonimato. Dopo che il denaro è diventato un bit, il suo utilizzo è indecifrabile, come indecifrabile è il suo possessore.
Nel dicembre 2013, per esempio, dai dati forniti da BitcoinRichList.com si è saputo che la persona in possesso del maggior numero di Bitcoin al mondo si chiama 1933phfhK3ZgFQNLG SDXvqCn32k2buXY8a. Una sequenza di numeri e lettere che cripta un indirizzo, quello del possessore di quel conto. Ma conoscere il nome del cyber-Paperone è impossibile. Si sa soltanto che ha racimolato 111.111,11257544 Bitcoin, che nel dicembre 2013 valevano 87.775.556,71 dollari. La crescita del valore di Bitcoin ha arricchito senza alcun dubbio i cyberpusher che spacciano su siti come Silk Road, oltre che i gestori dei siti stessi. Proprio per quanto riguarda Silk Road, infatti, la transazione non è gratuita. I proprietari del portale trattengono per sé il sei per cento del totale di ogni operazione. Ciò significa che per ogni cento dollari di cocaina venduta, lo spacciatore 2.0 ne deve sei al cracker che ha allestito il sito di e-commerce.
© 2014 RCS Libri S.p.A. Milano
Tratto da Biagio Simonetta, Enne, Rizzoli, pp. 196, euro 16