Si allarga l'inchiesta sull'ospedale milanese. Altre persone coinvolte, nuove perquisizioni e un arresto: si tratta del mediatore d'affari Piero Daccò che per gli investigatori avrebbe sottratto tre milioni di euro dalle casse del nosocomio
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Si aggiungono altri nomi alla lista degli indagati nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Milano sulla bancarotta dell'ospedale San Raffaele, che nella giornata di mercoledì 16 novembre ha visto ancora una volta la presenza della Guardia di Finanza per perquisizioni anche nell'ufficio di presidenza. Fra i nuovi indagati c'è anche il nome di Don Luigi Verze', l'ex presidente del San Raffaele e di Piero Dacco', mediatore d'affari arrestato per pericolo di fuga. Secondo gli investigatori il faccendiere avrebbe sottratto dalle casse del San Raffaele 3 milioni di euro. Indiscrezioni vogliono la presenza dei costruttori Zammarchi, anche loro indagati, negli uffici dei pm milanesi fino a tarda notte. Gli investigatori ritengono che siano tre gli episodi di concorso in bancarotta e in uno di essi risulta indagato anche Don Verzé.
Nuove perquisizioni – Nella mattina del 16 novembre ci sono state altre perquisizioni da parte della Guardia di Finanza anche nella sede dell'ospedale e in particolare nell'ufficio di presidenza. I militari hanno anche controllato due yacht di Dacco', Amerika-London e Ad Maiora, ormeggiati rispettivamente ad Ancona e a Lavagna. I finanzieri hanno inoltre perquisito gli uffici della società di revisione Argos, depositaria delle società estere di Daccò.
Daccò "è sereno, non voleva fuggire" - Daccò è stato fermato nel pomeriggio del 15 novembre mentre usciva dal barbiere e poi portato negli uffici della polizia giudiziaria della Procura, dove poi si è proceduto con il fermo. All'intermediario è stato contestato il reato di concorso in bancarotta fraudolenta in relazione a tre consulenze per un valore complessivo di tre milioni e mezzo, una che riguarda l'acquisto di un aeroplano in grado di compiere voli transoceanici, un'altra relativa alla gestione dei contenziosi legali del San Raffaele all'estero e la terza legata alla compravendita di un immobile in Cile. Piero Daccò, fermato nel pomeriggio del 15 novembre e portato nel carcere di Opera in attesa di essere interrogato, "è sereno e non voleva assolutamente fuggire" ha affermato il suo difensore, l'avvocato Giampiero Biancolella. E ha aggiunto: "E' tranquillamente in grado di dare le sue spiegazioni ed è solo rammaricato di non averlo potuto fare prima del fermo. Era a disposizione della magistratura e non è ipotizzabile che potesse fuggire". Il difensore nei prossimi giorni, contestualmente all'interrogatorio di convalida del fermo del gip Vincenzo Tutinelli, depositerà una memoria tecnica.
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Daccò "è sereno, non voleva fuggire" - Daccò è stato fermato nel pomeriggio del 15 novembre mentre usciva dal barbiere e poi portato negli uffici della polizia giudiziaria della Procura, dove poi si è proceduto con il fermo. All'intermediario è stato contestato il reato di concorso in bancarotta fraudolenta in relazione a tre consulenze per un valore complessivo di tre milioni e mezzo, una che riguarda l'acquisto di un aeroplano in grado di compiere voli transoceanici, un'altra relativa alla gestione dei contenziosi legali del San Raffaele all'estero e la terza legata alla compravendita di un immobile in Cile. Piero Daccò, fermato nel pomeriggio del 15 novembre e portato nel carcere di Opera in attesa di essere interrogato, "è sereno e non voleva assolutamente fuggire" ha affermato il suo difensore, l'avvocato Giampiero Biancolella. E ha aggiunto: "E' tranquillamente in grado di dare le sue spiegazioni ed è solo rammaricato di non averlo potuto fare prima del fermo. Era a disposizione della magistratura e non è ipotizzabile che potesse fuggire". Il difensore nei prossimi giorni, contestualmente all'interrogatorio di convalida del fermo del gip Vincenzo Tutinelli, depositerà una memoria tecnica.