L’Aquila è la città che non c’è
CronacaL’erba cresce sulle macerie, i puntellamenti degli edifici sono arrugginiti, le fontane si trasformano in cestini dei rifiuti. A quasi due anni e mezzo dal sisma, gli aquilani su Facebook mostrano il volto di una terra abbandonata. LA GALLERY
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di Pamela Foti
La zona rossa de L’Aquila, l’area del centro storico dove a quasi due anni e mezzo dal sisma è ancora vietato entrare per paura dei crolli, sta diventando verde. Verde come le erbacce che si arrampicano sulle finestre pericolanti, i portoni chiusi, i puntelli arrugginiti che tengono in piedi gli edifici, le strade che nessuno percorre più. Verde come la rabbia dei cittadini aquilani perché “L’Aquila è la città che non c’è”. Questo il nome di un nuovo gruppo su Facebook nato per denunciare e mostrare il degrado, l’incuria e l’abbandono che stanno inghiottendo il capoluogo abruzzese (GUARDA LE FOTO).
La pagina del social network si popola poco alla volta di fotografie che mostrano la fontana vicino al circolo di tennis Beppa Verna trasformata in un cestino dei rifiuti, oppure il cortile interno dell’Istituto tecnico femminile popolato solo da erba incolta, la stessa che spunta in via Roma tra le macerie ancora accatastate ai lati delle abitazioni e che ha avvolto tutto vicolo della Sfinge.
“Si chiama parietaria l'erba che cresce sulle macerie, che s'infila tra i muri e spacca le pietre – spiega Patrizia Tocci, autrice del gruppo su Facebook L’Aquila è la città che non c’è - Sa che non ci saranno piedi di uomini donne e bambini, a calpestarla; sa che pochi cani potranno fare pipì tra le sue foglie”. Le erbacce “diventano un segnale simile a quello di Zona rossa: cambia il colore, ma non il significato. Ambedue vogliono dire: qui, uomini e donne, bambini e anziani non ci vivono più. Qui la vita è preda dei divieti e dell'incuria. Qui c'è solo silenzio e solitudine”.
Al 30 agosto 2011, secondo i dati forniti dalla SGE (Struttura per la gestione delle emergenze) attraverso il report delle persone assistite risultano ancora 12.189 persone beneficiarie del contributo di autonoma sistemazione, 13.377 alloggiate nel Progetto C.A.S.E., 7.019 nei MAP, 1888 in affitto e altre strutture comunali, 657 in strutture ricettive (111 fuori provincia) e 182 nelle caserme a L’Aquila.
Sono ancora 22.284, infatti, le persone che alloggiano in soluzioni abitative a carico dello Stato.
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Al 30 agosto 2011, secondo i dati forniti dalla SGE (Struttura per la gestione delle emergenze) attraverso il report delle persone assistite risultano ancora 12.189 persone beneficiarie del contributo di autonoma sistemazione, 13.377 alloggiate nel Progetto C.A.S.E., 7.019 nei MAP, 1888 in affitto e altre strutture comunali, 657 in strutture ricettive (111 fuori provincia) e 182 nelle caserme a L’Aquila.
Sono ancora 22.284, infatti, le persone che alloggiano in soluzioni abitative a carico dello Stato.