L'associazione per la tutela dei minori 21 luglio è entrata con una telecamera nascosta nella struttura dove il Comune di Roma ospita 350 rom sgomberati da campi aubisivi. E denuncia: "Non sono garantiti gli standard minimi di vita". GUARDA IL FILMATO
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Centinaia di persone che vivono in spazi angusti, con scarsità di areazione, in condizioni igieniche precarie, senza la possibilità di ricevere visite di parenti e amici, senza nessuna prospettiva di inclusione sociale. E’ la condizione dei 350 rom sgomberati da insediamenti abusivi della Capitale e ospitati dal centro di prima accoglienza di via Salaria 971, secondo l’Associazione 21 luglio, per la difesa dei diritti dei minori. L'associazione ha documentato le condizioni del centro con una telecamera nascosta (guarda il video in alto), dato che alla stampa non è permesso di entrare nella struttura.
Per l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma, Sveva Belviso: "Il centro non è un albergo a 5 stelle, è un centro di prima accoglienza, ma la qualità della vita in via Salaria è totalmente diversa da quella dei campi abusivi da dove queste persone provengono".
Ma secondo Carlo Stasolla dell’Associazione 21 luglio, per quanto le condizioni di vita siano migliori di quelle della baraccopoli, comunque: "a fronte di una spesa del Comune di circa 2 milioni e mezzo di euro annui, non sono garantiti gli standard minimi di vita per le persone, non esistono progetti di inclusione sociale, non vi è alcun sostegno alla scolarizzazione".
Su 98 minori presenti nel centro, solo 27 sono iscritti a scuola.
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