Migliorano le condizioni del giornalista, operato a fine aprile in seguito a un’emorragia cerebrale. I medici hanno così sciolto la prognosi riservata: ora è in stato di “buona coscienza”
Continua il miglioramento di Lamberto Sposini: in stato di 'buona coscienza' il giornalista non ha più bisogno dell'assistenza e delle cure del reparto di terapia intensiva ed è stato trasferito in un reparto di degenza del Gemelli dove proseguirà la riabilitazione motoria e neurologica. Il giornalista in queste settimane, dopo il ricovero del 29 aprile, giorno dopo giorno ha cominciato a fare lenti ma significativi progressi, riconoscere i familiari, stringere la mano di chi è accanto a lui, ha reazioni emotive, fa capire il suo sì o il suo no alle domande, tentando una difficile comunicazione verbale dopo tanti giorni di silenzio. Chiari segnali di ripresa che fanno esprimere i medici in modo ottimistico. Sposini in meno di due mesi ha recuperato non solo la coscienza ma anche autonomia delle funzioni vitali. La riabilitazione, secondo quanto si è appreso, lo aiuterà a recuperare i movimenti degli arti, che avvengono già in modo autonomo quando i medici glielo ordinano, e a migliorare la comunicazione. Fra un mese circa, presumibilmente, i medici potranno fare un nuovo punto sulla sua ripresa generale e neurologica.
Sposini era giunto al Policlinico A. Gemelli a fine aprile dove è stato operato in condizione di grande emergenza a causa di una emorragia cerebrale dal neurochirurgo Giulio Maira, direttore del dipartimento di neurochirurgia dello stesso Policlinico. Il giornalista, è stato trasferito in un reparto di degenza del Gemelli dove proseguirà la riabilitazione motoria e neurologica. Due settimane fa, il sette giugno, i medici annunciarono un altro passo avanti importante: in considerazione delle buone condizioni cardiorespiratorie e metaboliche si era sciolta la prognosi riservata, cioè il pericolo di vita. Poco più di un mese fa il giornalista aveva aperto spontaneamente gli occhi e aveva cominciato a manifestare piccoli segni indicativi di un iniziale recupero della coscienza. La grande attenzione da parte dei media e i tanti segni di affetto da parte di colleghi e amici avevano spinto la famiglia a chiedere il rispetto della privacy sulle condizioni del giornalista le cui condizioni erano state rese note solo con bollettini ufficiali. La tempistica per i soccorsi scattati dopo il malore che lo aveva colto prima di una diretta in Rai aveva provocato una serie di polemiche sulla medicina di emergenza nella capitale.
Sposini era giunto al Policlinico A. Gemelli a fine aprile dove è stato operato in condizione di grande emergenza a causa di una emorragia cerebrale dal neurochirurgo Giulio Maira, direttore del dipartimento di neurochirurgia dello stesso Policlinico. Il giornalista, è stato trasferito in un reparto di degenza del Gemelli dove proseguirà la riabilitazione motoria e neurologica. Due settimane fa, il sette giugno, i medici annunciarono un altro passo avanti importante: in considerazione delle buone condizioni cardiorespiratorie e metaboliche si era sciolta la prognosi riservata, cioè il pericolo di vita. Poco più di un mese fa il giornalista aveva aperto spontaneamente gli occhi e aveva cominciato a manifestare piccoli segni indicativi di un iniziale recupero della coscienza. La grande attenzione da parte dei media e i tanti segni di affetto da parte di colleghi e amici avevano spinto la famiglia a chiedere il rispetto della privacy sulle condizioni del giornalista le cui condizioni erano state rese note solo con bollettini ufficiali. La tempistica per i soccorsi scattati dopo il malore che lo aveva colto prima di una diretta in Rai aveva provocato una serie di polemiche sulla medicina di emergenza nella capitale.