In piazza con l'associazione "Libera" di don Ciotti circa 500 familiari di vittime della criminalità organizzata: “Non lasciamo soli magistrati e polizia”. GUARDA IL VIDEO E LE FOTO
LE FOTO DELLA MANIFESTAZIONE ANTIMAFIA
In memoria delle vittime: tutti i nomi
Il corteo antimafia organizzato da Libera a Milano, in occasione della 15esimaa Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie, è partito dai Bastioni di Porta Venezia, sotto una leggera pioggia. Ad aprire la manifestazione i parenti delle vittime delle mafie (circa 500, provenienti da tutta Italia e anche da altri Paesi), seguiti dai gonfaloni dei Comuni, delle Province e delle Regioni. “Non lasciamo soli magistrati e polizia”, ha detto don Luigi Ciotti di Libera.
Uno per uno dal palco di Piazza Duomo hanno scandito i nomi, pesanti come pietre, delle tante vittime della mafia e delle violenze, ma hanno anche voluto testimoniare con la loro massiccia presenza un futuro diverso per l'Italia fatto di memoria e impegno. E' stato forse questo il momento simbolicamente più importante della manifestazione nazionale - tra l'altro tutto è stato proiettato su un maxi-schermo posto in alto vicino a Palazzo Reale.
Al lungo corteo, partito da Porta Venezia, hanno preso parte secondo gli organizzatori circa 150 mila persone, fra tantissimi studenti, militanti dei sindacati e molta gente comune. Era presente anche il generale dei carabinieri Antonio Girone, direttore della Dia (Direzione investigativa antimafia). Molti anche i politici del centrosinistra che hanno rilasciato dichiarazione a margine dell'iniziativa - alcuni hanno espresso un vero e proprio j'accuse contro l'esecutivo - e al massimo hanno letto a loro volta qualche nome di persone uccise dalla mafia. Fra i tanti, Antonio Di Pietro e Luigi De Magistris dell'Idv, Walter Verltroni del Pd, Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista. E poi i candidati presidenti alle Regionali in Lombardia, Vittorio Agnoletto, Filippo Penati e Savino Pezzotta. La presenza di questi ultimi ha "stupito" il governatore Roberto Formigoni che ha aderito idealmente alla manifestazione ma non è sceso in strada per rispettare la richiesta, si legge in una nota, che "nessuna bandiera, nessun simbolo e nessun candidato fosse presente oggi in piazza". Penati ha replicato di "aver concordato" la sua presenza.
Il partito di estrema destra 'Forza Nuova' ha invece denunciato, in un comunicato, che insieme a Lotta Studentesca, è stato "discriminato" perché le forze dell'ordine hanno impedito ai movimenti di partecipare "blindando" piazza Aspromonte dove hanno la sede.
Fra i parenti delle vittime - in 500 hanno aperto il corteo - Claudio Fava, Nando Dalla Chiesa, Elisabetta Caponnetto (la prima a iniziare la lettura dei nomi) Benedetta Tobagi e la vedova dell'avvocato Ambrosoli. Tanti anche i sindaci e gli amministratori con la fascia tricolore. Tutto si é svolto tranquillamente e tanti sono stati gli striscioni contro ogni forma di violenza e sopruso. Si sono viste solo bandiere delle associazioni aderenti e qualcuna con il simbolo della pace.
Critiche al Governo sono state fatte - con toni diversi - dagli ex magistrati Di Pietro e De Magistris ("Il nostro Geverno e' quello che ha maggiormente favorito il crimine organizzato"), molto duri, mentre più soft sono stati Veltroni e Ferrero. Don Ciotti, dal palco, ha sottolineato che "i candidati non si scelgono solo in base alle vicende giudiziarie, ma anche in base ai comportamenti e alle frequentazioni". Ma il tema centrale è rimasto la lotta alle tante mafie e alla loro infiltrazione nelle istituzioni, nell'economia e nella società italiana.
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Uno per uno dal palco di Piazza Duomo hanno scandito i nomi, pesanti come pietre, delle tante vittime della mafia e delle violenze, ma hanno anche voluto testimoniare con la loro massiccia presenza un futuro diverso per l'Italia fatto di memoria e impegno. E' stato forse questo il momento simbolicamente più importante della manifestazione nazionale - tra l'altro tutto è stato proiettato su un maxi-schermo posto in alto vicino a Palazzo Reale.
Al lungo corteo, partito da Porta Venezia, hanno preso parte secondo gli organizzatori circa 150 mila persone, fra tantissimi studenti, militanti dei sindacati e molta gente comune. Era presente anche il generale dei carabinieri Antonio Girone, direttore della Dia (Direzione investigativa antimafia). Molti anche i politici del centrosinistra che hanno rilasciato dichiarazione a margine dell'iniziativa - alcuni hanno espresso un vero e proprio j'accuse contro l'esecutivo - e al massimo hanno letto a loro volta qualche nome di persone uccise dalla mafia. Fra i tanti, Antonio Di Pietro e Luigi De Magistris dell'Idv, Walter Verltroni del Pd, Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista. E poi i candidati presidenti alle Regionali in Lombardia, Vittorio Agnoletto, Filippo Penati e Savino Pezzotta. La presenza di questi ultimi ha "stupito" il governatore Roberto Formigoni che ha aderito idealmente alla manifestazione ma non è sceso in strada per rispettare la richiesta, si legge in una nota, che "nessuna bandiera, nessun simbolo e nessun candidato fosse presente oggi in piazza". Penati ha replicato di "aver concordato" la sua presenza.
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Fra i parenti delle vittime - in 500 hanno aperto il corteo - Claudio Fava, Nando Dalla Chiesa, Elisabetta Caponnetto (la prima a iniziare la lettura dei nomi) Benedetta Tobagi e la vedova dell'avvocato Ambrosoli. Tanti anche i sindaci e gli amministratori con la fascia tricolore. Tutto si é svolto tranquillamente e tanti sono stati gli striscioni contro ogni forma di violenza e sopruso. Si sono viste solo bandiere delle associazioni aderenti e qualcuna con il simbolo della pace.
Critiche al Governo sono state fatte - con toni diversi - dagli ex magistrati Di Pietro e De Magistris ("Il nostro Geverno e' quello che ha maggiormente favorito il crimine organizzato"), molto duri, mentre più soft sono stati Veltroni e Ferrero. Don Ciotti, dal palco, ha sottolineato che "i candidati non si scelgono solo in base alle vicende giudiziarie, ma anche in base ai comportamenti e alle frequentazioni". Ma il tema centrale è rimasto la lotta alle tante mafie e alla loro infiltrazione nelle istituzioni, nell'economia e nella società italiana.
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