Terremoto in Abruzzo, la paura di restare soli

Cronaca
Ciò che rimane di Onna, il paese in provincia de L'Aquila distrutto dal terremoto
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A cinque mesi dal sisma del 6 aprile scorso, molti blog pubblicano appelli e richieste di aiuto. Quasi tutti provengono da piccoli centri della provincia aquilana. Guarda l'album fotografico "Abruzzo ieri e oggi"

A più di cinque mesi di distanza, la ricostruzione in Abruzzo continua a far discutere la rete.
"Uno dei problemi principali della ricostruzione post terremoto sono le case - si legge sul blog "Abruzzo 6 Aprile 2009" - Il famigerato progetto C.A.S.E. va avanti in modo molto meno chiaro di quello che si vuol far credere e resta un problema evidente".
Il disagio, a detta dei blogger, non riguarderebbe solo L’Aquila e i centri più abitati. Al contrario: i messaggi di maggiore sfiducia e frustrazione provengono quasi sempre dalle piccole o piccolissime comunità, sfiorate dal clamore di media e televisioni di mezzo mondo, ma coinvolte in pieno dagli effetti del sisma del 6 aprile scorso.
“L'autunno è alle porte, la desolazione incombe come un macigno sulle tante piccole realtà montane annientate dal sisma. La cosa che colpisce di più è che tutto tace, sembra quasi che non si voglia affrontare la realtà, che si metta la testa sotto la sabbia…”: Sabina scrive da Lucoli, un piccolo comune (poco meno di mille abitanti), nella frazione di Collimento, in provincia del capoluogo abruzzese. Il suo “disperato grido di aiuto” coincide con una serie di interrogativi: “Quanti si sono già scontrati con l'impossibilità di poter pensare a recuperare le proprie case? Quanti stanno dicendo addio ad una parte della propria vita rimpiangendo i tanti sacrifici fatti per costruirsi un rifugio? Quanti stanno svuotando le case facendo propria la convinzione che non torneranno più?”.
La sua testimonianza non è isolata. Non lontano da Lucoli, c’è infatti un’altra comunità, Bagno Piccolo, che dista solo tre chilometri dal capoluogo abruzzese. Malgrado ciò,  scrive in un altro blog Giacomo – il suo nome “non è stato mai menzionato, in 126 giorni mai mai mai, eppure è stato distrutto almeno il 40% del paese, attualmente quasi completamente disabitato; è possibile fare delle riprese o qualcosa per mettere in evidenza anche questo paesino? Dopo 120 giorni di autonoma sistemazione non ho ancora ricevuto un euro; non sto morendo di fame ma comunque mi sto rompendo di tante cose; mi hanno fatto compilare e consegnare una montagna di moduli, ma fin’ora è solo quello”.
La disperata denuncia dei blogger abruzzesi lascia però qualche varco alla speranza di "riprendersi in fretta il tempo che ci è stato tolto", magari con l’aiuto degli ultimi italiani in vacanza. Su Facebook è nato così “Hearthquake? Venite in vacanza in Abruzzo!”, un gruppo ideato con la finalità di “sensibilizzare il popolo dei turisti ad aiutare l'economia abruzzese dopo il terremoto”.
Le iniziative virtuali, però, non sembrano bastare. E la domanda più frequente che rimbalza in rete è: “Ma perché, di tutto questo, se ne parla solo su qualche blog?”.

Fotogallery e testi a cura di: Filippo Maria Battaglia, Pamela Foti, Chiara Ribichini e Massimo Vallorani

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