Terremoto in Abruzzo, ecco L'Aquila cinque mesi dopo

Cronaca
Foto: Agenzia Fotografica Massimo Sestini
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Il palazzo della Prefettura, la Casa dello studente, le tendopoli, Onna e Paganica. L'emergenza diventa normalità tra le macerie rimosse e quelle che sono rimaste esattamente dove erano. Un racconto per immagini

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“Camminando per le strade de L’Aquila, pochi giorni dopo il terremoto, sentivo suonare le sveglie. Erano rimaste all’interno degli edifici. Oggi c’è solo il silenzio”.
Aprile 2009, settembre 2009. Cinque mesi dopo la scossa di magnitudo 5.8 della Scala Richter che alle ore 3.32 del 6 aprile distrusse il capoluogo abruzzese e molti paesi della provincia, il fotografo Dario Orlandi è tornato per qualche giorno negli stessi posti che aveva raccontato per scattare nuove foto. Per testimoniare attraverso le immagini che cosa è cambiato e che cosa non lo è, tra palazzi immobilizzati dal sequestro giudiziario mentre le indagini sono in corso e tendopoli che cominciano ad essere smantellate.

"Quello che era stato trasformato in un dormitorio di emergenza è tornato ad essere il Palazzetto dello Sport. Nelle tendopoli sono arrivati i condizionatori, la ghiaia. E' stata costruita una chiesa per la santa messa, che cinque mesi fa veniva celebrata all'aperto. L’ospedale ora è un prefabbricato, costruito con i soldi del G8. Quella che era emergenza è diventata normalità. E normalità vuol dire anche avere degli screzi con il proprio vicino di tenda.”. Il momento di passaggio? Il giorno dei funerali. “Le prime ore dopo il sisma sono state quelle della tragedia ma anche quelle della speranza di trovare ancora superstiti. C’era un’ansia estrema. Il giorno del funerale ormai era chiaro che non c’era più possibilità di estrarre vivo qualcuno dalle macerie. Era solo il momento del silenzio. E la gente ha capito che doveva ripartire da quel silenzio e trasformare la nuova condizione in quotidianità”.

In questi 5 mesi la vita nelle tendopoli è cambiata. Non quella in città. “L’Aquila è completamente deserta. La sensazione più terribile è camminare in una città vuota. O, meglio, piena di sassi e macerie ma assolutamente immobile, ferma al 6 aprile. Così Onna, Castelnuovo, San Gregorio, Villa Sant’Angelo, Paganica. Tutti luoghi dove per entrare bisogna essere accompagnati dai Vigili del Fuoco”.

Camminando per le vie de L’Aquila si incontrano solo agenti della Protezione civile, Vigili del Fuoco e qualche ditta edile. Negli altri paesi spesso neanche quelli. “Nella ricostruzione la priorità è stata data al capoluogo abruzzese, in particolare agli edifici pubblici, agli uffici. I Paesi sono molto più indietro; sono stati fatti grandi puntelli per le chiese. Ad Onna, invece, i tedeschi stanno dando una mano consistente alla ricostruzione”.

Quello che non è cambiato è l’umore. “Gli abruzzesi sono gente di montagna, con una dignità che mantengono anche di fronte a una tragedia come quella che li ha colpiti. Se devono piangere si appartano in un angolo e si nascondono. Ma li vedi sempre con il sorriso. Sono ottimisti”.



Fotogallery e testi a cura di: Filippo Maria Battaglia, Pamela Foti, Chiara Ribichini e Massimo Vallorani.
Immagini a cura di: Agenzia Massimo Sestini

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