Dall’incidente al nuovo processo disposto dalla Cassazione. Da anni il padre chiede di staccare il sondino
Eluana – Quella di Eluana è una lunga odissea umana e giudiziaria, iniziata con il terribile incidente stradale avvenuto una notte di 15 anni fa. Queste le tappe del caso Englaro.
1992 - Dopo una serata trascorsa con gli amici, l’auto di Eluana finisce la sua corsa contro un palo. E’il 18 gennaio. Ricoverata a Lecco in coma profondo per un gravissimo trauma cranico, la 19enne viene intubata e strappata alla morte, ma i medici non lasciano speranze: il coma è irreversibile. Per papà Beppino comincia la via crucis dei consulti con gli specialisti.
1993 - A dodici mesi dallo schianto, limite assodato a livello internazionale, la diagnosi può essere considerata definitiva: stato vegetativo permanente. Eluana è un corpo in tutto e per tutto affidato alle mani di chi la assiste.
1997 – “In considerazione del lunghissimo intervallo trascorso dall’evento traumatico, si può formulare un’ipotesi negativa quanto a un recupero della vita cognitiva”, scrive il perito neurologo nel procedimento di interdizione di Eluana avviato dal padre, che ne diventa tutore.
1999 – Dopo il Tribunale di Lecco, anche la Corte d’Appello di Milano rigetta le richiesta di interruzione delle cure pur non contestando il ruolo di tutore del padre della ragazza.
2002 – “Staccate la spina, fate morire mia figlia, abbiate un sussulto di dignità”. Nel decennale dell’incidente, Beppino Englaro lancia un appello accorato chiedendo la sospensione dell’alimentazione artificiale che tiene in vita la figlia. L’uomo scrive anche al presidente Ciampi chiedendo una “soluzione” a dieci anni di agonia: “Non solo per mia figlia, ma per tutti quei cittadini che si trovano nelle sue stesse condizioni”.
2003 – Il 20 dicembre la Corte d’Appello del Tribunale civile di Milano per la seconda volta dichiara inammissibile il ricorso di Englaro: secondo i giudici, la ragazza non è sottoposta ad “accanimento terapeutico” perché non viene curata con farmaci, ma solo alimentata attraverso un sondino.
2007 – 16 ottobre, la Suprema Corte ha disposto un nuovo processo per il caso di Eluana Englaro.
Il giudice potrà così autorizzare l’interruzione soltanto nel caso in cui il coma sia giudicato irreversibile. Necessario anche accertare il convincimento etico della ragazza se lei fosse stata in grado di scegliere di non continuare il trattamento.
1992 - Dopo una serata trascorsa con gli amici, l’auto di Eluana finisce la sua corsa contro un palo. E’il 18 gennaio. Ricoverata a Lecco in coma profondo per un gravissimo trauma cranico, la 19enne viene intubata e strappata alla morte, ma i medici non lasciano speranze: il coma è irreversibile. Per papà Beppino comincia la via crucis dei consulti con gli specialisti.
1993 - A dodici mesi dallo schianto, limite assodato a livello internazionale, la diagnosi può essere considerata definitiva: stato vegetativo permanente. Eluana è un corpo in tutto e per tutto affidato alle mani di chi la assiste.
1997 – “In considerazione del lunghissimo intervallo trascorso dall’evento traumatico, si può formulare un’ipotesi negativa quanto a un recupero della vita cognitiva”, scrive il perito neurologo nel procedimento di interdizione di Eluana avviato dal padre, che ne diventa tutore.
1999 – Dopo il Tribunale di Lecco, anche la Corte d’Appello di Milano rigetta le richiesta di interruzione delle cure pur non contestando il ruolo di tutore del padre della ragazza.
2002 – “Staccate la spina, fate morire mia figlia, abbiate un sussulto di dignità”. Nel decennale dell’incidente, Beppino Englaro lancia un appello accorato chiedendo la sospensione dell’alimentazione artificiale che tiene in vita la figlia. L’uomo scrive anche al presidente Ciampi chiedendo una “soluzione” a dieci anni di agonia: “Non solo per mia figlia, ma per tutti quei cittadini che si trovano nelle sue stesse condizioni”.
2003 – Il 20 dicembre la Corte d’Appello del Tribunale civile di Milano per la seconda volta dichiara inammissibile il ricorso di Englaro: secondo i giudici, la ragazza non è sottoposta ad “accanimento terapeutico” perché non viene curata con farmaci, ma solo alimentata attraverso un sondino.
2007 – 16 ottobre, la Suprema Corte ha disposto un nuovo processo per il caso di Eluana Englaro.
Il giudice potrà così autorizzare l’interruzione soltanto nel caso in cui il coma sia giudicato irreversibile. Necessario anche accertare il convincimento etico della ragazza se lei fosse stata in grado di scegliere di non continuare il trattamento.