Violenza donne: patto Regione-media per la parità di genere

Sardegna

L'impegno, "Via gli ostacoli normativi e culturali"

"Rimuovere gli ostacoli normativi, culturali e linguistici che impediscono la parità di genere, basilare nella lotta alla violenza sulle donne". È la missione che si assume il Consiglio regionale della Sardegna. L'impegno è stato preso oggi, in occasione del convegno "Responsabilità e impegno delle istituzioni e dei media", promosso nell'ambito delle iniziative per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Maggioranza e opposizione affidano a Giunta e Consiglio il dovere di "affiancare famiglie, scuole e altri attori impegnati a costruire tra le nuove generazioni una cultura senza pregiudizi, misoginie, preconcetti e luoghi comuni sotterranei, che impediscono alla donna di emanciparsi in politica, nel lavoro e nella società".

"Il Consiglio regionale respinge un fenomeno strutturale in presenza del quale manca il rispetto di ogni persona, che è alla base della convivenza civile", dice il presidente dell'Assemblea Michele Pais. "La violenza non è mai giustificata", fa eco Valeria Satta, assessora degli Affari generali, Personale e Risorse umane, sottolineando l'impegno per "superare le diversità di genere nell'accesso al mondo del lavoro". Per Laura Caddeo (Progressisti) "c'è molto da lavorare sul piano culturale e le istituzioni devono indagare sulle basi di una cultura ancora imbevuta di pregiudizi". Carla Cuccu (M5s) ritiene invece "essenziale che la politica programmi interventi a sostegno di famiglie e scuola, e che con i media promuova un linguaggio rispettoso".

"Il lockdown ha acuito il problema anche nel mondo del lavoro, dove odiose differenze sono ancora alimentate dall'ipocrita narrazione della donna multitasking come moderna eroina", stigmatizza Elena Fancello del Psd'Az, mentre la consigliera pentastellata Desirè Manca calca la mano su un fenomeno collaterale: "la violenza delle donne sulle donne, figlia di invidia e impossibilità di essere sé stesse". Annalisa Mele (Lega) spinge per "guardare il mondo attraverso gli occhi delle donne per mettere come priorità i diritti degli esseri umani", Maria Laura Orrù (Progressisti) si focalizza sulla "vittimizzazione secondaria o colpevolizzazione della vittima, prodotti da parole che rischiano di infierire ulteriormente su chi è davvero vittima", infine Rossella Pinna (Pd) considera "le donne eterne seconde in un mondo declinato al maschile, sul quale è il caso di riflettere".
   

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