Un centinaio a Cagliari per la libertà di stampa
Un centinaio di giornalisti in piazza anche a Cagliari per protestare contro gli insulti di alcuni esponenti del Movimento 5 stelle dopo l'assoluzione della sindaca di Roma Virginia Raggi. Dal web alle televisioni, dalla radio ai giornali, dalle agenzie di stampa agli uffici stampa: pubblicisti e professionisti si sono schierati in semicerchio davanti al palazzo Viceregio, sede della Prefettura, e hanno mostrato cartelli con la scritta "Giù le mani dall'informazione". Presenti, tra gli altri, il sindaco di Cagliari Massimo Zedda e il vicepresidente della Regione Raffaele Paci.
"C'è chi non conoscendo il congiuntivo, si rifugia nell'imperativo - ha detto il presidente regionale dell'Assostampa Celestino Tabasso - Attenzione ai nuovi paladini della libertà di stampa: non dimentichiamo - ha ricordato il numero uno del sindacato sardo di categoria - che tra loro c'è chi ha cacciato Enzo Biagi. Abbiamo respinto l'editto bulgaro, ora facciamo lo stesso con l'editto di Avellino". Giornalisti, dunque, sempre nel mirino. "La differenza tra il vecchio assalto e il nuovo - ha spiegato Tabasso - è che prima si voleva condizionare la stampa, ora invece vogliono spazzarla via per sostituirla con la propaganda".
"Siamo molto preoccupati - ha chiarito il presidente dell'Ordine dei giornalisti della Sardegna Francesco Birocchi - Veniamo indicati come nemici da combattere. E questi atteggiamenti non promettono niente di buono: preludono sempre a provvedimenti antidemocratici e anti liberali". Le istituzioni sarde sono sensibili al tema.
"La libertà di stampa e il diritto all'informazione sono capisaldi irrinunciabili di ogni democrazia e vanno tutelati e protetti nell'interesse di ciascuno di noi - ha ribadito Paci fermandosi a parlare con i vertici di Assostampa e Ordine - In questi giorni abbiamo assistito a bordate di una violenza inaudita. È inaccettabile che un ministro minacci in modo così volgare la libertà di stampa, che è un caposaldo costituzionale. Gli attacchi all'informazione sono sempre da respingere e condannare. Ma, oggi più che mai, nel momento in cui offese e minacce arrivano dal vicepresidente del Governo".