Il 29 novembre con lo spettacolo "Quanto resta della notte"
Un recital che coniuga poesia e attualità, fatto di 'parole, versi e suoni in cerca di un giorno nuovo: è "Quanto resta della notte. Parole, versi e suoni in cerca di un giorno nuovo" lo spettacolo scritto e interpretato da Nichi Vendola in scena il 29 novembre alle 21 al Teatro Duse di Bologna. Otto capitoli poetici più una conclusione tratti dal libro "Patrie", pubblicato da Vendola nel 2021 con Il Saggiatore. 'La notte' affronta il tema della patria al singolare, dei nazionalisti e dei sovranisti e della patria al plurale, di chi combatte la guerra, il razzismo, il maschilismo, il suprematismo in tutte le sue forme.
In questo incipit Vendola parlerà anche di Alan Kurdi, il bambino con la maglietta rossa simbolo di tutti i bimbi morti nel tentativo di migrare, ma anche di Sarajevo e di Hebron. Il secondo capitolo, 'Il contagio' è dedicato al tempo del Covid, del distanziamento sociale e della virtualizzazione delle relazioni tra le persone. Si prosegue con 'La rimozione' che tocca il tema della cultura dello stupro e del femminicidio, del potere maschile e della sua vocazione all'onnipotenza. Nel capitolo quattro, 'Lo strappo', l'ex presidente della Regione Puglia dà voce ad argomenti come la lesione della democrazia, la sospensione dei diritti fondamentali di libertà, il sequestro di persona e la tortura ad opera degli apparati dello Stato (il G8 di Genova e la morte di Carlo Giuliani).
Nel quinto capitolo, 'La sconfitta', la miseria della politica e della crisi delle parole della vita pubblica, ma anche l'eredità di Pietro Ingrao e delle passioni che non muoiono. La morte, il peso delle assenze e la gioia di esercitare la memoria sono nel capitolo sei, 'La perdita', mentre in quello successivo, 'll ritorno', trovano spazio temi come la patria di nascita, la casa, la famiglia, le tombe più care, il tempo delle prime scoperte e il ruolo della nostalgia.
Nell'ultimo capitolo, 'L'amore' si parla del figlio, della luce di un giorno nuovo, della fine dei sensi di colpa, dell'uscita dal ghetto, della nominazione di sé e dei propri sentimenti, del mettersi al mondo con il senso storico, politico, poetico del pride. (ANSA).