Sanità: a Bologna donati oltre 4.000 litri di latte materno

Emilia Romagna

Una mostra per i 10 anni di "Allattami" la Banca del latte umano

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Dal 2012 ad oggi, sono stati raccolti 35.338 biberon pari a 4.240 litri di latte materno e sono state coinvolte 317 mamme donatrici. Sono i numeri che raccontano i primi 10 anni di "Allattami", la Banca del latte umano donato di Bologna. Il progetto senza scopo di lucro, unico in Europa, promosso dall'Irccs - Policlinico Sant'Orsola di Bologna, con l'azienda Granarolo e la partecipazione dell'associazione Cucciolo (che riunisce i genitori dei bambini nati prematuri), ha l'obiettivo di donare latte materno ai neonati prematuri ricoverati nelle terapie intensive.
    "Se ci trovassimo in un Paese come gli Stati Uniti tutto questo latte donato sarebbe costato 8 milioni di euro", spiega Chiara Gibertoni, direttore generale del Sant'Orsola. Il latte delle mamme donatrici bolognesi non serve solo ai piccoli ricoverati al Sant'Orsola, ma raggiunge anche le terapie intensive neonatali dell'ospedale Maggiore di Bologna, del Policlinico di Ferrara e dell'ospedale di Parma.
    "Speriamo di far crescere ancora di più il progetto al fine di raggiungere nuove terapie neonatali - si augura Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo - Servono però nuove donatrici". Dopo essere state selezionate dall'associazione Cucciolo, un tecnico di Granarolo ritira il latte donato a casa delle mamme donatrici e lo porta in uno stabilimento dell'azienda, dove i biberon vengono sigillati, pastorizzati e stoccati per poi essere destinati agli ospedali che ne fanno richiesta. Per festeggiare il decimo anniversario, è stata allestita in Sala Borsa a Bologna, la mostra fotografica "Di Mamma ce n'è una sola. Ma a volte ne servono di più - 10 anni di Allattami", con le foto di Paolo Righi che racontano le storie di dieci bambini nati prematuri e, attraverso il loro percorso di crescita, il significato del progetto. Come dice Francesca, una mamma donatrice: "Il latte umano donato è amore liquido".
    Non solo, "è uno strumento clinico potentissimo - aggiunge Luigi Corvaglia, direttore di Neonatologia e Terapia intensiva Neonatale del Sant'Orsola- serve anche a ridurre alcune complicanze del prematuro". (ANSA).
   

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