Quelle attive registrano un -0,5% secondo Unioncamere
I costi energetici, l'inflazione, gli effetti della guerra in Ucraina pesano e frenano l'attività economica. E' quanto attesta una analisi dell'ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna che ha elaborato i dati del Registro imprese delle Camere di commercio. Alla fine di settembre, in Emilia-Romagna, le imprese attive sono scese sotto quota 400mila (399.179) con una diminuzione di 1.977 unità, quindi -0,5% rispetto a dodici mesi prima. L'andamento dell'imprenditoria regionale si è allineato quindi a quello nazionale, che ha avuto una quasi analoga flessione tendenziale (-0,4%). La contrazione nella vitalità del sistema delle imprese ha interessato quasi tutti i settori di attività economica.
Secondo l'analisi la tendenza negativa della base imprenditoriale regionale si è leggermente rafforzata in agricoltura (-909 unità, -1,7%), fortemente accentuata nell'industria (-817 imprese, -1,9%) e nel commercio (-910 imprese, -1%). Queste perdite non sono state compensate dall'andamento positivo, sia delle imprese delle costruzioni (535 imprese, +0,8%), che del complesso dei servizi diversi dal commercio (+747 imprese, +0,5%). Le criticità dell'industria si concentrano nella moda, nella fabbricazione di prodotti in metallo e di macchinari. In contrazione nei servizi, oltre al commercio, la ristorazione e il trasporto e magazzinaggio.
Segnali ancora positivi dalle costruzioni.
Le difficoltà economiche si sono tradotte nel ritorno di una forte tendenza negativa per le ditte individuali (3.269 unità, -1,5%). L'andamento negativo anche delle imprese registrate in regione (-2.303 unità, -0,5%) è stato dato soprattutto dal boom delle cessazioni, a lungo procrastinate dall'adozione delle misure di sostegno introdotte a seguito della pandemia, che, rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, sono aumentate di quasi l'80% e hanno raggiunto il livello massimo degli ultimi 15 anni (6.806), mentre le iscrizioni sono solo lievemente diminuite (4.489). (ANSA).