Arte: il 'Giulio II' di Raffaello alla Pinacoteca di Bologna

Emilia Romagna

Protagonista mostra sul Rinascimento grazie a National Gallery

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(ANSA) - BOLOGNA, 19 SET - Il Ritratto di Papa Giulio II della Rovere, uno dei capolavori di Raffaello, sarà esposto alla Pinacoteca Nazionale di Bologna, opera clou della mostra "Giulio II e Raffaello. Una nuova stagione del Rinascimento a Bologna", aperta dall'8 ottobre al 5 febbraio. Giulio II fu il Pontefice che assoggettò Bologna allo Stato della Chiesa cambiando profondamente il corso della storia cittadina e avviando, anche grazie alla presenza di artisti come Bramante e Michelangelo, una nuova stagione del Rinascimento in città. Il ritratto è stato concesso alla mostra bolognese dalla National Gallery di Londra che, a sua volta, aveva ottenuto dall'istituzione bolognese il dipinto "Estasi di Santa Cecilia" del maestro urbinate, per una esposizione londinese di grande successo.
    Il Ritratto di Giulio II è un dipinto a olio su tavola (108,7x80 cm) commissionato da Papa della Rovere a Raffaello e realizzato a Roma intorno al 1511-1512. Oltre alla versione conservata alla National Gallery di Londra, se ne conoscono diverse copie, alcune anonime, altre di importanti artisti come quella attribuita a Tiziano, conservata alla Galleria Palatina di Firenze. Si tratta di esemplari che testimoniano l'interesse per il personaggio effigiato e per il modello interpretativo raffaellesco, che rimane dominante nella ritrattistica dei papi per la gran parte degli artisti nei secoli successivi. Vasari e Lomazzo parlano di un ritratto del Papa realizzato da Raffaello presente nella basilica di Santa Maria del Popolo a Roma.
    L'opera, passata nella collezione Borghese nel 1608, era stata in seguito venduta all'imperatore Rodolfo II e da allora se ne erano perse le tracce. Nel 1976 uno studioso della National Gallery di Londra sciolse l'enigma del dipinto, che era stato acquistato nel 1824 dal museo e che si trovava in Inghilterra dalla fine del Settecento. Fu ritrovato infatti sulla tavola un numero d'inventario, il 118, che si scoprì corrispondere con quello della Galleria di Scipione Borghese al 1693. Le analisi scientifiche hanno poi confermato l'autografia raffaellesca e un restauro ha restituito la qualità pittorica dell'opera, fino ad allora nascosta sotto strati di vernice ingiallita. (ANSA).
   

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