'Produzione scarsa, servono bacini e dighe per stoccare acqua'
Tra Santarcangelo di Romagna e Poggio Torriana si trova una delle aree agricole più pregiate dell'entroterra riminese dove il costo del terreno al metro quadro è cinque volte superiore al resto della provincia. Tra i motivi vi è l'abbondanza d'acqua. Il territorio è attraversato dallo storico fiume Marecchia, chiamato così per le frequenti esondazioni che lo hanno reso simile ad un mare. Oggi il suo bacino è però un letto di sassi. Nell'azienda agricola di Giuseppe Salvioli, che si trova a cavallo tra i due comuni, la siccità presenta il suo conto, in particolare nel campo di patate. "La situazione comincia a essere abbastanza drammatica.
Fino adesso le piantagioni hanno resistito, ma oramai nel terreno non c'è più umidità e cominciano a morire", racconta.
Le patate sono piccole. "La resa di quintali per ettaro è molto bassa, quindi all'agricoltore non rimane niente - spiega - È una cultura dove ci si rimette in partenza, perché senz'acqua non cresce". Se non piove a breve il rischio è che "quasi l'80% delle produzioni vadano perse". Particolarmente critica la situazione per le piante orticole che "senza acqua non si riescono a fare". A rischio anche quelle che maturano dopo l'estate e che ora, con il terreno asciutto, devono essere irrigate regolarmente. "Se non piove, queste qui saranno quelle più a rischio, come i kiwi". "Le speranze non sono molte - ammette l'agricoltore -, non c'è molto ottimismo fra noi".
Salvioli è anche vicepresidente del Consorzio di bonifica del territorio riminese, l'ente che presidia il regime delle acque.
Per contrastare la siccità "l'unica soluzione è immagazzinare l'acqua quando c'è - spiega - Qui a due chilometri abbiamo il fiume Marecchia, che è un fiume torrentizio. D'inverno c'è tantissima acqua che scorre verso il mare. Acqua buonissima, che viene dispersa. Se noi non riusciamo a fare delle dighe o degli invasi per l'estate, non risolviamo il problema".